Scioperi, trasporti e velleità turistiche della Sardegna: un giorno di ordinaria follia!
La Sardegna continua a confermarsi metà turistica ambita e, nel contempo, inaccessibile. Oltre ai già noti problemi legati alla continuità territoriale, lo sciopero di sabato 15 luglio ha nuovamente certificato l’inconsistenza di un sistema turistico, per non dire Paese, e l’esilità di una classe dirigente che può fare ben poco contro la propria dabbenaggine e incapacità di farsi valere nei dovuti tavoli istituzionali.
Una nazione sempre più schiava dei capricci di pochi lavoratori e dei propositi di scarso servizio pubblico di alcune sigle sindacali, capaci di creare notevoli disagi a chi, con altrettanti sacrifici, lavora ogni giorno per potersi permettere qualche giorno di vacanza, o meglio di distacco, da una vita fatta di impegni e responsabilità.
Si lotta, in particolare, per i diritti di pochi a discapito dei diritti dei tanti cittadini e cittadine e, di converso, di tutto l’indotto turistico isolano, rappresentato da esercenti locali, albergatori, organizzatori di eventi culturali e operatori turistici di ogni genere. Quanti danni avrà creato la ridicola (per importi) richiesta di adeguamento del contratto degli operatori aeroportuali in confronto al danno prodotto all’insieme delle attività economiche isolane nelle giornate del 15 e del 16 luglio?
Una regione, quindi, sempre più ostaggio di una condizione di insularità ancora non riconosciuta nonostante la modifica al 6 comma dell’art. 119 della Costituzione, e delle anacronistiche “sbandierate” sindacali sempre puntuali nell’ingaggiare la solita battaglia tra poveri.
Ma, oltre le questioni economiche, si è consumato anche l’ennesimo dramma esistenziale dei tanti/e sardi/e, spesso abbandonati a se stessi/e nonostante i tanto proclamati diritti dei passeggeri. Come nel caso di una nostra lettrice che ieri si è vista cancellare il proprio volo (compagnia easyJet) che da Milano avrebbe dovuto riportarla a Cagliari. “Ho avuto meno difficoltà quando il vulcano islandese bloccò lo spazio aereo. In quell’occasione – spiega la nostra lettrice – venne fatto un programma di rientri in traghetto. Invece easyJet non mi ha proposto nulla. Sono arrabbiata perché non mi è stato prospettato nulla. L’unica mail che ho ricevuto è stata quella di cancellazione del volo e quella di gradimento”. Praticamente, oltre il danno anche la beffa!
Dopo la cancellazione, infatti, la fredda constatazione dell’impossibilità di tornare nell’isola se non con un traghetto in partenza da Livorno con destinazione Olbia.
Il tempo, però, stringe, e l’unica opportunità per prendere la nave in tempo, dato anche il concomitante sciopero dei treni, è rappresentata dal noleggio auto, decisamente oneroso in alta stagione e senza prenotazione. Una volta arrivata a Livorno la nostra lettrice, una volta riconsegnata l’auto ha dovuto però chiamare anche un taxi per raggiungere il punto di imbarco: altri 20 euro per 7 km di tratta. Anche qui l’Italia, differentemente da tanti altri Paesi civilizzati e rispettosi dei diritti dei consumatori, continua a vietare i servizi di trasporto automobilistico privato, come Uber, Via, Lift e Bolt, a tutela di un altro anacronistico “privilegio” contro la libertà d’impresa che tutti ben conosciamo…
Un viaggio in nave tutt’altro che confortevole, caratterizzato dagli immancabili supellettili fatiscenti. Elemento ricorrente per la nostra lettrice che, una volta sbarcata a Olbia, ha provato a noleggiare un auto al modico prezzo di 400 euro per una vettura basic. Da qui l’opzione per il classico treno della speranza per Cagliari non si è fatta attendere. Un treno, diversamente dai proclami di qualche esponente della Giunta Regionale, anch’esso fatiscente e senza aria condizionata. Ricordiamolo agli assessori Chessa e Moro, lo stesso che lo scorso marzo 2023 aveva dichiarato che “entro la fine del 2023” la Sardegna avrebbe avuto la flotta Trenitalia più giovane rispetto a tutte le altre regioni italiane, con un’età media di 7 anni.
Viaggio “station to station” e interminabile, come spesso capita per la rotta Olbia-Cagliari. Un carro bestiame che viaggia sulla rete ferroviaria sarda, nonostante i 78 milioni di euro spesi per i nuovi treni, ad oggi parcheggiati ma che non si possono utilizzare poichè le rotaie sarde sono obsolete e la massima velocità raggiungibile è di circa 150 Km, con tratte sulle quali si viaggia con una media di 65 Km.
Insomma, ci vuole circa un miliardo e mezzo per rettificare il tracciato per rendere utilizzabili i nuovi treni. Cosa ha fatto invece la Regione Sardegna? Ha comprato i treni prima di pensare all’ammodernamento della rete. L’ilarità deve essere stata la determinante per l’adozione delle scelte per gli investimenti “strategici” anche nelle Legislature precedenti.
Alla fine dopo tanto peregrinare, la nostra lettrice è arrivata a Cagliari, pronta per tornare lunedì al proprio lavoro.
Una storia di ordinaria follia che non può che far pensare a quando scoppierà la bolla turistica della Sardegna. Perché continuare a venire in un’Isola sempre più inaccessibile e con la compresenza di una offerta internazionale assolutamente competitiva e pronta a soddisfare qualsiasi esigenza turistica? Esiste solo la Sardegna per il suo mare? Decisamente no e Paesi come la Croazia, la Grecia, la Turchia, Cipro, e addirittura l’Albania e il Montenegro (ritenuti erroneamente Paesi sottosviluppati dagli imbecilli nostrani) lo dimostrano con grande facilità.
Nel frattempo, l’ufficio stampa della Regione Sardegna e dei vari enti paraculi isolani, possono continuare a gabbare i cittadini italiani e stranieri acritici circa la qualità del turismo regionale e, più in generale, del “progetto Sardegna”.