Pensioni: aumentano le criticità. Si va verso il rapporto 1 a 1 in 8 regioni.
Nei prossimi anni si dovrebbe arrivare al punto di non ritorno per il sistema pensionistico italiano, ovvero il raggiungimento del rapporto 1 a 1 tra lavoratori e pensionati. Insomma, tra venti-trent’anni potrebbe saltare il banco del paradigma delle pensioni nell’intero Paese.
Bisognerebbe puntare all’aumento della natalità e alla concentrazione delle politiche prevalentemente su giovani e donne. Ma, come confermato da diversi lustri, la classe dirigente continua a peccare di visione e capacità. Già in 8 regione d’Italia, d’altronde, si producono più pensionati e meno occupati.
Solo nel 2022 sono stati 827.339 i nuovi pensionati (per un importo medio mensile alla decorrenza di 1.161 euro) e ben 174.610 quelli del periodo gennaio-marzo 2023 (1.111 euro in media). Per quanto riguarda le singole categorie, le pensioni con decorrenza 2022 sono state 289.177 (pensioni di vecchiaia), 249.449 pensioni anticipate, 48.242 pensioni di invalidità e 240.471 pensioni ai superstiti.
Nel primo trimestre 2023, invece, 65.137 sono stati i pensionamenti per vecchiaia, 51.583 per il pensionamento ancipato, 8.167 per invalidità e 49.723 per quelle destinate ai superstiti.
Dati per ampi versi attesi e che non destano particolare sorpesa, come non riserva attonimento alcuno l’evidente calo demografico e l’assenza di interventi d’urto nel settore della gioventù in Italia. Lasciamo perdere il fumo negli occhi del “decreto lavoro” che ha previsto la decontribuzione per 12 mesi per l’assunzione di giovani. Una goccia nel mare!
Di sicuro per i giovani di oggi prendere la pensione sarà un evento sempre più complesso e dilazionato nel tempo. A ricordarlo lo stesso ex presidente INPS, Pasquale Tridico, che su SkyTg24 Economia, recentemente, aveva dichiarato che “alla luce dello stato dell’arte molti giovani avranno pensioni molto basse e rischiano di superare i 70 anni per averla”.
Al sud, attualmente, il rapporto tra lavoratori e pensionati non è decisamente positivo e, nell’arco di un paio di lustri, potrebbero non esserci abbastanza lavoratori per pagare le pensioni, facendo, di fatto, saltare il sistema pensionistico, sempre meno paradigma affidabile e sempre più sistema ascrivibile, visti i numeri, a un sistema “piramidale”.
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