Anni di piombo: i giovani celebrano la memoria di Sergio Ramelli.

Combattere la violenza politica e celebrare la memoria di un giovane martire degli anni di piombo. Sono questi i principali highlights dell’incontro, promosso dal Circolo Caravella, per ricordare Sergio Ramelli, studente milanese di 19 anni e militante del Fronte della Gioventù morto, dopo una lunga agonia, il 29 aprile 1975 per i traumi riportati in seguito all’aggressione subìta da parte di un gruppo di militanti di Avanguardia operaia.

Un atto vile e contrario ai valori democratici oggetto, per molto tempo, di una vera e propria opera di minimizzazione o, peggio, di negazione come evidenziato dal coordinatore del circolo Caravella di Gioventù Nazionale di Cagliari, Renato Diana: “Ricordare gli anni bui della nostra nazione rappresenta un atto dovuto per non ricadere negli stessi errori del passato. L’esempio di Sergio, a distanza di 48 anni ci conferma l’importanza di non concedere spazi alla violenza politica”.

Antonella Zedda, Renato Diana, Salvatore Deidda, foto Sardegnagol riproduzione riservata
Antonella Zedda, Renato Diana, Salvatore Deidda, foto Sardegnagol riproduzione riservata

Per la senatrice Antonella Zedda una commemorazione particolarmente sentita: “Sergio era un ragazzo semplice che studiava, giocava a calcio nella propria parrocchia e seguiva le sue passioni. Un esempio di coraggio e coerenza sul quale ci si deve confrontare. Al momento stiamo valutando con alcuni colleghi parlamentari la realizzazione di un’iniziativa per sostenere nel Paese una campagna di sensibilizzazione verso i più giovani e tramandare i valori del dialogo e della tolleranza”.

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Iniziativa, alla luce dei ripetuti attacchi al decoro urbano, portati avanti nel segno “delle idee”, decisamente auspicabile.

Sul diritto alla rivendicazione della memoria, il deputato di Fratelli d’Italia Salvatore “Sasso” Deidda ha poi sottolineato l’esigenza di trasferire ai giovani l’insegnamento di Sergio. Un ragazzo italiano, come ricordato dall’esponente di FdI, che “non ha mai ceduto alle intimidazioni, sacrificando se stesso nel nome di una idea. Ricordare Sergio – ha proseguito Deidda – non vuole essere una rivendicazione o costituire un tentativo di vendetta ma lanciare un messaggio per ribadire la ferma contrarietà della violenza politica ai valori democratici”.

Antonella Zedda, foto Sardegnagol riproduzione riservata
Antonella Zedda, foto Sardegnagol riproduzione riservata

Omicidio politico che, insieme all’uccisione dei fratelli Virgilio e Stefano Mattei, ai militanti Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta (in quella che è divenuta celebre come la strage di Acca Larenzia) e Paolo Di Nella, ucciso mentre appendeva dei manifesti per una campagna promossa per l’acquisizione pubblica di Villa Chigi, al fine di renderla un centro socio-culturale, rappresenta il simbolo della drammatica degenerazione dei valori di lotta politica di quegli anni, come rimarcato dal giornalista Fabio Meloni: “La violenza verso i militanti di destra per molti anni è stata coperta, o giustificata, da parte dei media, del mondo dell’istruzione, di parte della magistratura e da diversi schieramenti politici. Oggi – ha aggiunto – alcune argomentazioni provenienti da alcuni ambienti politici fanno rieccheggiare i rischi del passato”.

Salvatore Deidda, foto Sardegnagol riproduzione riservata
Salvatore Deidda, foto Sardegnagol riproduzione riservata

Concetti, per ampi versi, ripresi da Guido Giraudo, autore del volume “Sergio Ramelli. Una storia che fa ancora paura”: “Sergio è stato un martire italiano. Venne preso di mira per le sue idee dopo la pubblicazione di un tema di italiano. Elaborato per il quale fu prima minacciato, picchiato, espulso da scuola e, purtroppo, assassinato”. Pagina di storia, per Giraudo, dietro la quale si nascondono alcuni dei “peggiori paradigmi” del nostro Paese, a partire dall’abbandono di Sergio e della sua famiglia da parte dello Stato italiano e, ancora, il tentativo “corale” di negarne la drammatica vicenda, con l’obiettivo, rimarca Giraudo “di cancellarne il ricordo”.

Guido Giraudo, foto Sardegnagol riproduzione riservata
Guido Giraudo, foto Sardegnagol riproduzione riservata

Una storia, conclude l’autore, che non deve essere sottovalutata dal momento che la violenza politica degli anni di piombo, seppur mitigata dall’odierno stile di vita “più digitale”, non è mutata nella sostanza: “L’Italia non è cambiata dagli anni ’70 e ’80 e il clima è rimasto pressoché invariato. Serve una presa di coscienza civica su vicende come quella di Sergio, affinché il clima di tensione politica, acuito negli ultimi mesi, non culmini nella barbarie di quegli anni”.

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