Diritti delle donne in Afghanistan: il penoso intervento dell’Alto rappresentante.
Dall’abbandono delle truppe statunitensi e NATO dall’Afghanistan, conclusosi il 31 agosto 2021, e il ritorno dei Talebani nella capitale afghana, si è parlato, dalle parti dei vertici UE, dei diritti calpestati delle donne afghane. Appelli, purtroppo, buoni per qualche comunicato stampa, data la totale subalternità dell’UE verso la più “muscolare” America che, con Trump nel febbraio del 2020, aveva deciso, insieme a talebani, India, Cina e Pakistan, il ritiro dal Paese dell’Asia Centrale. Una decisione sciagurata, ratificata dal guerrafondaio Biden (lui che ha militarizzato l’Ucraina con oltre 34 miliardi di armi), che ha riportato la Nazione, in particolare le donne, nell’oblio dei diritti umani, senza contare gli enormi costi umani ed economici sostenuti dai Paesi occidentali.
Penosa, quindi, in questo contesto, l’ennesima dichiarazione dell’alto rappresentante dell’UE, Josep Borrell, intervenuto sul divieto di lavoro nelle Nazioni Unite per le donne afghane introdotto lo scorso 4 aprile dal regime talebano: “Questa decisione rafforza e inasprisce la costante negazione da parte della leadership talebana dei diritti delle donne, compreso il diritto all’istruzione secondaria e superiore, al lavoro e alla libertà di movimento”. Lo avesse ricordato l’UE, magari con maggiore enfasi in occasione della firma dei trattati dello scorso febbraio 2020, le dichiarazioni odierne di Borrell, forse, non risuonerebbero come l’ennesimo speech sul nulla.
Nonostante la palese violazione del diritto internazionale, però, l’UE, continua a mantenere vive alcune linee finanziarie a sostegno dell’Afghanistan. Qualcuno potrebbe dire che tali risorse sono indirizzate alla società civile ma, in uno Stato dove si vive oltre il totalitarismo, chi può garantire la corretta allocazione di tali risorse oggi giorno?
“L’UE – prosegue Borrell – invita i talebani a revocare immediatamente tali divieti e a garantire alle donne e alle ragazze un pari accesso all’istruzione e a tutti i servizi sociali, sfera economica e pubblica della vita”. Acqua fresca verrebbe da dire. Quanto è plausibile ottenere un minimo di attenzione nei confronti delle donne e, in generale, dei minimi principi dello Stato di diritto all’accozzaglia del regime talebano? Qualcuno/a a così poca memoria dalle parti dell’UE?
Senza senso, sempre richiamandosi alle ultime considerazioni, l’appello ai talebani di Borrell: “Esortiamo i talebani a consentire alle donne di partecipare in modo equo e significativo alla fornitura di aiuti e servizi, in modo che le donne possano impegnarsi pienamente e attivamente nella società, oltre a rimanere beneficiarie degli aiuti”. Acqua fresca parte due!
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