Bambini autistici, Aou Sassari: “Un gioco per migliorare le relazioni”.
Migliorare la relazione con un figlio autistico attraverso il gioco e sostenere una più puntuale formazione verso genitori, insegnanti e operatori. Questa, in sintesi, la terapia mediata genitoriale (tmg), introdotta e portata avanti da circa un anno e mezzo dall’Aou di Sassari in collaborazione con l’Istituto ReTe e l’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma.
I risultati di questo modello sostenibile rivolto a 25 piccoli pazienti con disturbo dello spettro autistico del nord Sardegna, sono stati presentati durante un convegno che si è svolto il 4 aprile dal titolo “Autismo in ReTe. Uno sguardo al futuro attraverso la terapia mediata genitoriale”.
“La tmg sta diventando uno degli approcci scientificamente più interessanti per quanto riguarda la presa in carico dei bambini con autismo. Ci sono degli studi che dimostrano l’efficacia con effetti a lungo termine che evidenziano come una terapia mediata dai genitori possa avere subito degli effetti sui genitori modificando il loro stile di interazione con i bambini”, ha affermato Giovanni Valeri, responsabile dell’Unità operativa per i disturbi dello spettro autistico dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma.
Una terapia valida, secondo quanto evidenziato da una giovane madre intervenuta nel corso del convegno: “Abbiamo iniziato con la terapia mediata genitoriale nel settembre del 2022, quando mio figlio aveva 4 anni e mezzo. Diego (nome di fantasia) non sapeva giocare, urlava e lanciava gli oggetti. Grazie alla terapista che affiancava me e mio marito, abbiamo imparato a interagire meglio con nostro figlio attraverso il gioco e anche noi abbiamo imparato a giocare con lui”.
Il gioco è un’attività che può sembrare semplice perché in genere si svolge liberamente. “Il gioco è uno strumento fondamentale nella costruzione della relazione con il bambino ma spesso nei bambini autistici rappresenta un problema – ha aggiunto Ica Manca, neuropsichiatra infantile della Asl di Sassari -. La sfida della tmg è quella di rendere i genitori partecipi della produzione di abilità sociali attraverso il gioco”.
“Abbiamo somministrato un questionario alle famiglie e in generale possiamo dire che c’è stato un miglioramento delle competenze sociocomunicative e un miglioramento dei problemi emozionali dei bambini. La quasi totalità delle famiglie ha portato a termine il trattamento. Alla terapia hanno partecipato per la grande maggioranza entrambi i genitori e tutti hanno ritenuto utili gli incontri svolti – ha spiegato Alessandra Carta, ricercatrice sassarese -. Possiamo rilevare che c’è stata un’elevata soddisfazione per la sensibilità e la competenza degli operatori che li hanno affiancati e perché grazie al gioco è migliorata la loro capacità di interagire con i propri figli”.