Caucaso. Ancora crisi lungo la linea di confine del Karabakh.
La violenza continua ad essere la principale protagonista delle relazioni di vicinato tra Armenia e Azerbaigian. Domenica, secondo la ricostruzione del Consiglio per la comunità armena di Roma, un veicolo con a bordo quattro poliziotti della repubblica di Artsakh è stato crivellato di colpi dai soldati dell’Azerbaigian. Nel corso dell’attacco tre agenti sono stati uccisi.
“Il fatto – spiegano dalla comunità armea – è avvenuto lungo una sconnessa strada sterrata di montagna che costeggia la vallata dove dal 12 dicembre gli azeri bloccano l’accesso all’Artsakh isolandolo dal resto del mondo. L’agguato al pulmino degli agenti armeni è dunque un chiaro segnale che non esistono percorsi alternativi alla strada bloccata nel corridoio di Lachin. Alla faccia di coloro che sostengono che non vi è alcun blocco”.
Da qui la richiesta del Consiglio alle istituzioni europee per l’applicazione di sanzioni all’Azerbaigian che, sempre per gli armeni, dopo alcuni giorni dalla la sentenza di condanna della Corte Internazionale di Giustizia, ha continuato a sparare contro obiettivi civili.
Di tutt’altro avviso, circa le dinamiche dell’accaduto, l’ultima nota del Ministero della Difesa della Repubblica dell’Azerbaigian: “Secondo le informazioni operative, la parte armena, contrariamente a quanto previsto dalla Dichiarazione Trilaterale del 10 novembre 2020, utilizzando la strada sterrata di Khankendi-Khalfali-Turshsu, ha continuato a effettuare il trasporto di armi, munizioni e personale militare, comprese mine antiuomo, nel territorio dell’Azerbaigian, dove è temporaneamente dispiegato il contingente di mantenimento della pace della Federazione Russa”.
“Al fine di verificare le informazioni ricevute in merito al trasporto di armi e munizioni e personale militare dalle strade ausiliarie alternative alla strada Lachin, il 5 marzo è stata inviata nell’area l’unità operativa delle Forze Armate della Repubblica dell’Azerbaigian e ha tentato di controllare i veicoli che trasportavano armi, munizioni, personale militare e mine antiuomo dall’Armenia a Khankendi. Tuttavia – prosegue la nota – a seguito del fuoco aperto dal lato opposto, ci sono stati morti e feriti tra le forze armate della Repubblica dell’Azerbaigian. Queste azioni dimostrano ancora una volta la necessità di istituire un regime di checkpoint di frontiera tra l’Azerbaigian e l’Armenia”.
A richiamare le due nazioni, oggi, la nota del portavoce del SEAE, il Servizio Europeo per l’Azione Esterna, Peter Stano: “L’UE deplora lo scoppio della violenza sulla linea di contatto del Karabakh, che ha provocato almeno cinque morti. Le circostanze che circondano questo incidente mortale devono essere indagate a fondo. Esortiamo tutte le parti interessate a mostrare moderazione al fine di prevenire ulteriori azioni che potrebbero minare ulteriormente la stabilità regionale e minacciare il processo di pace”.