Save the Children: “100 mila minori soli in Italia”.

Secondo le ultime rilevazioni di Save the Children, sarebbero oltre 100mila i minori non accompagnati giunti in Italia negli ultimi dieci anni. Numeri da brivido per l’organizzazione internazionale che nell’occasione ha evidenziato i problemi di un sistema di accoglienza inadeguato, chiedendo inoltre una “distribuzione uniforme delle strutture sul territorio nazionale”.

“Nonostante i minori non accompagnati siano quindi una presenza regolare nel nostro Paese, non sono mai nati i centri governativi di prima accoglienza previsti dalla legge e anche i Centri di Accoglienza Straordinaria, che dovrebbero rappresentare la soluzione di ultima istanza, contavano al 31 dicembre 2021 soltanto 519 posti”, si legge nella nota di Save the Children che rilancia: “L’intento di distribuire minorenni su territorio nazionale è stato disatteso, quasi totalità in Sicilia e Calabria. Guardando al trend relativo ai posti finanziati nei CAS dal 2018 al 2021, appare evidente che l’intento di distribuire i minorenni sull’intero territorio nazionale al loro arrivo è stato via via disatteso, sino a concentrare in Sicilia e in Calabria la quasi totalità dei CAS minori attivi a fine 2021”.

“Dalle pagine di questo rapporto si rileva, ancora una volta, la necessità di dare vita ad un sistema di accoglienza per i minori soli che sia strutturato su tutto il territorio nazionale e che sia in grado di assicurare ai minorenni che arrivano senza genitori nel nostro Paese la possibilità di trovare in tempi rapidi tutela e protezione”, ha dichiarato Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children.

Nel solo 2021 nei Paesi di ingresso UE – Grecia, Italia (10.053), Bulgaria, Spagna, Cipro e Malta – sono stati registrati in arrivo 17.200 minori non accompagnati, che hanno rappresentato il 71% di tutti i minorenni, compresi quelli arrivati con le famiglie, che hanno fatto ingresso in Europa. Sempre nel 2021 Germania (73.245) e Francia (25.750) hanno registrato il maggior numero di richieste di asilo da parte di minori (anche in famiglia), in Italia le domande di minori sono state 11.569, di cui 3.257 di non accompagnati.

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L’evoluzione dei flussi migratori e le forme di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. A partire dagli anni ‘90 il fenomeno della migrazione di minori non accompagnati in Italia ha assunto proporzioni più ampie e soprattutto ha visto cambiare le nazionalità prevalenti e le rotte migratorie, legate a fattori geopolitici. Dai Paesi dell’Est Europa, come Romania e Albania tra la fine degli anni ’90 e i primi del 2000, al grande esodo dei minori afgani, con l’inizio del conflitto nel 2001, riemerso con numeri rilevanti nel 2021. Le primavere arabe hanno portato sulle nostre coste e città moltissimi ragazzi egiziani e tunisini e la guerra in Siria ha fatto fuggire migliaia di persone, tra cui tante famiglie. A tutti loro si sono sempre affiancati i flussi di minorenni provenienti da Paesi dove sono segnalate vio-lazioni dei diritti umani fondamentali, come Eritrea, Etiopia, Somalia, Congo, Guinea, Costa D’Avorio, Nigeria e Bangladesh. Al 31 dicembre 2022, secondo i dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, erano 20.089 le presenze di minori non accompagnati nei centri di accoglienza. Tra le nazionalità più ricorrenti, quella egiziana (24,4%), anche con molti infra 14enni, quella tunisina e afghana.

La presenza di giovani che arrivavano da soli in Italia ha posto il nostro Paese di fronte alla necessità di adottare provvedimenti giuridico amministrativi che ne facilitassero l’accoglienza e l’integrazione. Come per tutti i minorenni, anche per loro dovevano essere garantiti i diritti della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989. Questi principi sono al centro della legge 47 del 2017 sulla protezione e l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Una legge avanzata, fortemente voluta dalle organizzazioni umanitarie, che pone l’Italia all’avanguardia nel panorama euro-peo ma che necessita ancora di essere pienamente attuata.

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Tra le forme di accoglienza previste dalla legge 47 vi è l’affido familiare. Save the Children Italia ha portato avanti dal gennaio 2021 a dicembre 2022 il progetto IMPACT (IMprovement and extension of good Practices of Alternative Care and proTection) con l’obiettivo di rafforzare il sistema dell’affido familiare, indicato dalla legge come misura prioritaria rispetto alle altre forme di accoglienza, ma ancora poco utilizzato per i minori stranieri non accompagnati, attraverso un approccio partecipativo che tenga conto del coinvolgimento attivo dei minori e dei professionisti coinvolti. L’affido rappresenta una delle possibili risposte al diritto di ogni bambino di crescere in famiglia, in un ambiente dove poter costruire la propria identità, imparare più velocemente la lingua, integrarsi nel contesto con maggiore facilità.

Una figura prevista dalla legge 47 e fondamentale per la tutela dei minori è inoltre quella del “tutore volontario”: un adulto di riferimento, adeguatamente formato, che sostiene il ragazzo giunto in Italia in tutti i passaggi fondamentali della sua crescita. Rendere tempestiva la nomina del tutore a fianco di ogni ragazzo giunto in Italia rappresenta un tassello fondamentale di una buona integrazione.

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Come intervenire per migliorare il sistema di accoglienza. Per proteggere i minori stranieri non accompagnati e garantire il rispetto dei loro diritti, a cinque anni dalla sua approvazione, è necessario dare piena attuazione alla legge 47 e intervenire per migliorare il sistema di protezione e accoglienza per non rischiare di rendere vani i principi enunciati nel testo normativo.

E’ necessario, spiegano da Save the Children, partire dalla promozione di politiche di accesso regolare e sicuro al territorio e dal rafforzamento dei canali di ingresso esistenti, quali i ricongiungimenti familiari, gli ingressi per motivi di studio e lavoro, i corridoi umanitari così da ridurre il rischio di traffico di esseri umani e favorire una migrazione sicura e regolare.

“Per raggiungere questo obiettivo è necessario, a nostro avviso, attivare almeno un centro per la prima accoglienza in ogni regione, una rete coordinata al livello nazionale con standard qualitativi e gestionali comuni ed una copertura di 2000 posti”. Ciascun centro dovrebbe agire in coordinamento con i Tribunali dei Minori, le Aziende sanitarie e le Questure per realizzare speditamente le procedure di identificazione, di accertamento della minore età e per avviare, se necessario, le procedure di ricongiungimento familiare. Entro i 30 giorni dall’arrivo, così come previsto dalla Legge 47, ogni minore dovrebbe essere collocato nella seconda accoglienza della rete SAI dove è necessario raddoppiare i posti, nella seconda accoglienza gestita dai Comuni o nel circuito di affido familiare. L’esperienza dimostra che una rete di accoglienza di qualità riesce ad accompagnare efficacemente i minori che arrivano da soli alla piena integrazione, con un grande beneficio per loro così come per tutta la comunità che li accoglie”, conclude Raffaela Milano.