Rosanna Conte: “A rischio le case degli italiani con la nuova direttiva green”.
Potranno dormire tranquilli i cittadini italiani con l’introduzione della nuova direttiva green dell’Unione europea? Assolutamente no, secondo l’eurodeputata del gruppo Identità e Democrazia, Rosanna Conte, critica sull’ultima bozza di testo della Commissione europea, per la quale gli edifici e le unità immobiliari residenziali esistenti dovranno raggiungere, entro il 1 gennaio 2030, almeno la classe energetica E ed entro il 2033 almeno la D.
Termini che non terrebbero conto che il raggiungimento di tali obiettivi provocherebbe oneri eccessivi a carico dei cittadini: “Solo in Italia – spiega la Conte – la proposta potrebbe comportare costi pari a 1400 miliardi in sette anni. L’impatto di tale normativa sugli immobili residenziali italiani è ancora più evidente se si considera che, su 12,2 milioni di edifici, 9 milioni sono stati realizzati prima dell’entrata in vigore della normativa sul risparmio energetico e, pertanto, non sono in grado di garantire gli standard richiesti dalla bozza di direttiva”.
Da qui la richiesta alla Commissione circa la possibile introduzione di incentivi economici a sostegno dei privati per le ritrutturazioni delle abitazioni e di eventuali deroghe alle tempistiche di ammodernamento previste dalla bozza dell’Esecutivo von der Leyen.
Per la Commissione europea Kadri Simson, commissaria all’Energia ha invitato l’esponente italiana ad aggiornarsi e a prendere visione delle norme minime di prestazione energetica previste dall’articolo 9 della proposta: “La Commissione ha in realtà proposto livelli inferiori a quelli menzionati e la Commissione ha valutato i dati riportati dai media italiani e il numero di edifici che, secondo tali rilevazioni, dovrebbe essere oggetto di ristrutturazione non è stato calcolato conformemente ai criteri per definire le classi degli attestati di prestazione energetica (APE) a norma dell’articolo 16, bensì sulle attuali classi a livello nazionale. Questo errore – prosegue l’esponente della Commissione von der Leyen – ha fatto sì che il numero previsto di edifici da ristrutturare risulti più elevato di quello che si ottiene applicando i criteri di cui alla proposta della Commissione”.
Su tale base, riflettendo sulla risposta della Simons, circa il 30 % degli edifici residenziali – e non il 74 % come erroneamente riportato dai media italiani – sarà soggetto alle norme minime di prestazione energetica, in Italia come in tutti gli altri Stati membri. Una quota significativa, inoltre, potrebbe essere esentata conformemente ai criteri di cui all’articolo 9 della proposta della Commissione (ad esempio, edifici di valore storico o protetti, quali definiti a livello nazionale e gli edifici utilizzati per non più di quattro mesi all’anno).