Società elettrica. Il Pd “sgonfia” la proposta di Solinas: “Irrealizzabile”.

Nei giorni scorsi, prima della “incredibile” intervista di fine anno, il Presidente della Regione, Christian Solinas, aveva annunciato l’intenzione di aprire una società elettrica sarda capace di incamerare le royalties provenienti da chi investe nelle rinnovabili.

Una proposta oggi “sgonfiata” nel merito dal consigliere regionale del PD, Cesare Moriconi, per il quale la costituzione della società cozzerebbe con il dettato della legge: “Il Presidente della Regione Solinas, qualche giorno fa, annunciava l’istituzione di una società elettrica sarda finalizzata ad incamerare immaginifiche royalties provenienti da chi investe in Sardegna nelle rinnovabili, equiparando in modo improvvisato tale sua ipotesi al sistema della Basilicata in cui, invece, le royalties sono vere e copiose ma non connesse alla produzione di energia da fonti rinnovabili, bensì dovute per l’attività estrattiva del petrolio che abbonda nei giacimenti lucani”.

Estrazioni di idrocarburi liquidi e gassosi che presentano una disciplina decisamente difforme rispetto alla materia inerente agli impianti generatori di energia da fonti rinnovabili.

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“Nel primo caso, valido per la Basilicata, si applicano le disposizioni di cui all’articolo 45 della legge 99/2009 in cui è stabilito che chi produce idrocarburi liquidi e gassosi in Italia è tenuto a versare allo Stato una royalty pari al 10% del valore del gas e del greggio prodotti – ha aggiunto Moriconi -. Nel secondo caso, l’ipotesi accampata dal Presidente Solinas, si applicano le disposizioni di cui al comma 6 dell’articolo 12 del decreto legislativo 387/2003 in cui è deciso che relativamente alle procedure per l’installazione di impianti da fonti rinnovabili “L’autorizzazione non può essere subordinata né prevedere misure di compensazione a favore delle regioni e delle province”.

Una conferma, prosegue l’esponente di minoranza, ribadita dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 46/2021.

“A legislazione vigente, quindi, – prosegue Moriconi – non esiste nessuna possibilità di incamerare, a favore delle regioni, compensazioni sotto forma di royalties provenienti da chi investe nelle rinnovabili, per cui le fantasiose ipotesi annunciate nell’intervista dal Presidente Solinas, manco a dirlo, si tramutano in men che non si dica nelle solite chiacchiere senza studio, né alcun progetto, tantomeno futuro”.

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“In Sardegna, – ricorda il consigliere dem – se proprio la Regione intendesse incamerare royalties, lo potrebbe fare, ma solo nel caso in cui decidesse di estrarre il metano custodito nei giacimenti del suo sottosuolo”.

“Giusto per capire cosa succede altrove – si legge nella nota del consigliere dem – negli ultimi 25 anni Eni ha versato alla
Regione Basilicata e ai Comuni lucani interessati dall’attività estrattiva un importo pari a 2,14 miliardi di euro in royalties. Recentemente, a seguito dell’ultimo accordo stipulato la primavera scorsa tra la Regione Basilicata e ENI, come compensazione ulteriore per le attività estrattive del petrolio, è stata assicurata la fornitura di gas metano gratuitamente a tutti i cittadini lucani, indistintamente, cancellando in un istante i maggiori costi energetici derivanti dalla crisi internazionale. Con le royalties maturate in tutti questi anni, la Regione Basilicata ha potuto rimpinguare il proprio bilancio regionale intervenendo a sostegno dell’Università, degli ospedali, delle aziende sanitarie, di investimenti vari e persino di parte della spesa corrente. Senza considerare gli investimenti e i vantaggi diretti ai comuni della Val d’Agri, territorio lucano in cui sono localizzati i pozzi”.

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Da qui il consiglio al Presidente della Regione Sardegna: “Piuttosto che creare inutili aspettative e sterili dibattiti sul nulla, in materia di rinnovabili avrebbe dovuto almeno adempiere ai suoi obblighi minimi, quelli previsti dal decreto legislativo n. 199/2021, stabilendo con legge l’individuazione delle superfici e delle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili aventi una potenza complessiva almeno pari a quella individuata come necessaria dal PNIEC per il
raggiungimento degli obiettivi di sviluppo delle fonti rinnovabili. Ciò avrebbe evitato la vergognosa e insostenibile ondata speculativa che si sta dispiegando sul nostro territorio”.

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