1 miliardo di euro in consulenze, Commissione UE: “Servizi necessari”.

La Corte dei Conti europea, una delle sette istituzioni dell’Unione europea, preposta all’esame dei conti di tutte le entrate e le uscite dell’Unione e dei suoi vari organi, ha analizzato lo scorso luglio 2022 l’ammontare delle spese della Commissione europea per il ricorso a consulenti esterni.

In particolare, stando ai rilievi della Corte, la Commissione europea nominerebbe consulenti esterni in modo da non assicurare appieno un rapporto costi-benefici ottimale né una piena tutela dei propri interessi. Un quadro, secondo la Corte dei Conti europea, che presenta lacune significative, potenziali rischi connessi alla concentrazione dei fornitori di servizi, all’eccessiva dipendenza e ai conflitti di interesse.

Rischi non sufficientemente monitorati dalla Commissione e, sul tema, la Corte ha sottolineato criticità nel modo di valutare il lavoro svolto dai consulenti esterni e il valore aggiunto prodotto da loro lavoro.

Negli ultimi anni, dovendo tirare le somme, la Commissione è addirittura riuscita a stipulare contratti per un valore di circa 1 miliardo di euro all’anno per attività di consulenza, studi, valutazioni e ricerca. Consulenti coinvolti principalmente nell’attuazione delle politiche di vicinato e di allargamento, dei partenariati internazionali, degli strumenti di politica estera e delle azioni per l’ambiente e il clima a livello dell’UE. L’Europa più verde, digitale e “resiliente” piace a tutti dalle parte UE.

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Partendo da queste criticità alcuni eurodeputati – Olivier Chastel di Renew Europe e Dimitros Papadimoulis de La Sinistra – hanno chiesto alla Commissione di riferire circa il copioso ricorso a consulenti e società di consulenza.

“La Commissione – si legge nel corpo dell’interrogazione parlamentare dell’esponente de “La Sinistra” – ha concluso contratti di consulenza esterna annuale per un valore di circa 1 miliardo di euro. Tuttavia, i risultati della relazione speciale 17/2022 elaborata dalla Corte dei conti europea indicano che non è in grado di garantire la massima efficienza in termini di costi e di tutelare pienamente i propri interessi nell’assunzione di consulenti esterni e nell’utilizzo dei loro servizi. Allo stesso tempo, i revisori segnalano carenze significative in merito alle disposizioni quadro che disciplinano l’utilizzo di tali servizi, con conseguenti rischi di concentrazione della prestazione di servizi, eccessivo affidamento a consulenti esterni e potenziali conflitti di interesse, che non vengono adeguatamente monitorati”.

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A nome della Commissione europea il Commissario Hahn ha risposto interrogazioni dichiarando che “la Commissione si avvale di servizi di consulenza esterni per ottenere competenze specialistiche, a complemento del know-how interno. La maggior parte dei servizi di consulenza (oltre il 95% dell’importo impegnato) viene acquistata per sostenere l’attuazione dei programmi operativi nelle politiche interne e nelle azioni esterne. Nel complesso – ha aggiunto l’esponente della Commissione von der Leyen, il livello di spesa è inferiore allo 0,6% del bilancio complessivo dell’UE, circa 951 milioni di euro”.

Hahn è poi intervenuto nel merito della recente “tirata d’orecchi” della Corte dei Conti europea proprio sulla questione dell’ammontare della spesa per i consulenti esterni da parte della Commissione europea. “Abbiamo accettato tutte le raccomandazioni della Corte dei Conti per rafforzare ulteriormente il quadro aziendale esistente”.

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Nel corso del periodo sottoposto ad audit, va rimarcato, la Commissione ha stipulato contratti con 2769 consulenti esterni. Tuttavia, i primi dieci prestatori hanno rappresentato da soli il 22 % (circa 600 milioni di euro) degli importi aggiudicati totali nel periodo in esame. In altre parole, alcuni servizi della Commissione fanno ampio affidamento su un numero relativamente esiguo di contraenti. Un vizietto in comune con tante “piccole” realtà amministrative locali.

Non è raro che un unico prestatore si aggiudichi appalti consecutivi nell’arco di diversi anni, nonostante siano organizzate regolarmente procedure di appalto aperte.

Il rischio di concentrazione su un numero ridotto di consulenti esterni comporta quello che alcuni prestatori dotati di vasta esperienza di collaborazione con la Commissione si aggiudichino appalti più facilmente. L’esperienza va premiata…

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