Trasparenza e piani di ripresa, Ruissen: “Stati Ue non divulgano i nomi dei beneficiari”.
Secondo la piattaforma per il giornalismo investigativo “Follow the Money”, molti Stati membri dell’UE si rifiutano di divulgare informazioni sui beneficiari finali dei finanziamenti dei piani nazionali di ripresa e resilienza per un totale stimato di circa 723,8 miliardi di euro. Una dichiarazione che non può che contrastare i principi minimi della trasparenza, efficienza e contrasto all’uso improprio dei fondi UE, al riciclaggio e alla criminalità organizzata nell’UE.
Sulla questione l’eurodeputato del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei, Bert-Jan Ruissen, ha chiesto alla Commissione europea di condividere la propria posizione sul rifiuto di alcuni Stati membri di rilevare i dettagli sui destinatari finali dei finanziamenti dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza e riferire sugli strumenti a disposizione della Commissione per incoraggiare I Paesi UE verso una maggiore trasparenza.
A nome della Commissione von der Leyen il Commissario italiano, Paolo Gentiloni ha evidenziato che “una volta effettuati i pagamenti del Recovery and Resilience Facility (RRF), i fondi erogati diventano fondi nazionali e i normali obblighi degli Stati membri in merito all’utilizzo dei fondi nazionali e si applicano i normali obblighi degli Stati membri per quanto riguarda l’uso dei fondi nazionali, come ad esempio le norme sul bilancio nazionale”.
“Il regolamento del RRF – prosegue Gentiloni – obbliga legalmente gli Stati membri a raccogliere i dati sui destinatari finali dei fondi del RRF ma non prevede un obbligo generale per gli Stati membri di pubblicare questi dati”. Come mai non è stato previsto tale obbligo, vista la necessità di contrastare l’uso improprio di fondi nell’UE e, in particolare, l’azione della criminalità organizzata?
“Tuttavia, i dati specifici devono essere forniti quando sono richiesti dalla Commissione, dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode, dalla Corte dei conti europea, dalla Corte di giustizia”. Ovvero solo in casi particolari. Una prassi che nel “mucchio” potrebbe garantire una certa “leggerezza” da parte degli Stati membri nella spendita delle risorse dei piani. Insomma, non può che sorprendere l’assenza a monte dell’introduzione dell’obbligo di trasparenza da parte della Commissione europea, la stessa che è chiamata ad autorizzare i piani nazionali.
Perplessità confermate dallo stesso Commissario che ha ricordato che durante i negoziati sul regolamento RRF, è stata discussa tra il Parlamento europeo e il Consiglio la possibilità di obbligare gli Stati membri a pubblicare e/o trasferire proattivamente tutti i dati sui destinatari finali. Tuttavia, alla fine i colegislatori hanno scelto di non includere questo requisito. A conferma della volontà di non voler sostenere il principio della trasparenza.
Nessuna sorpresa. D’altronde si tratta pur sempre di partiti politici e “grandi coalizioni”.