REPowerEU: la ‘bacchettata’ della Corte dei conti europea.

REPowerEU, il piano dell’UE per ridurre rapidamente la dipendenza dai combustibili fossili russi, potrebbe non rivelarsi all’altezza delle proprie ambizioni. A sgonfiare l’entusiasmo dilagante dei vertici europei oggi è stata la Corte dei conti europea. In particolare, secondo il parere della Corte, la riuscita del piano REPowerEU dipenderà dall’attuazione di azioni complementari a tutti i livelli e dalla disponibilità di finanziamenti per circa 200 miliardi di euro.

“L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha acceso i riflettori sulla nostra dipendenza dalle importazioni di gas, petrolio e carbone, e l’UE doveva assolutamente agire e rispondere rapidamente alle aumentate preoccupazioni in materia di sicurezza energetica”, ha dichiarato Ivana Maletić, membro della Corte responsabile per il parere. “Ma la Corte è dell’avviso che REPowerEU, nella sua forma attuale, potrebbe non riuscire ad individuare ed attuare rapidamente progetti strategici dell’UE aventi un impatto massimo ed immediato sulla sicurezza e l’indipendenza energetiche dell’UE”.

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Sebbene la proposta della Commissione fornisca una visione d’insieme esaustiva del contesto e delle principali problematiche, la Corte evidenzia una serie di incongruenze nella concezione di REPowerEU. L’obiettivo di REPowerEU è incentrato sull’UE nel suo complesso, mentre l’RRF è attuato tramite misure proposte dagli Stati membri. A giudizio della Corte, ciò comporta il rischio di non riuscire ad affrontare le imminenti sfide in modo strategico e potrebbe far sì che progetti di importanza strategica per l’insieme dell’UE non vengano finanziati mediante REPowerEU.

La Commissione ha stimato che gli investimenti aggiuntivi per REPowerEU – e più particolarmente per eliminare progressivamente le importazioni di combustibili fossili russi entro il 2027 – ammonterebbero a 210 miliardi di euro. Tuttavia, i finanziamenti aggiuntivi totali resi disponibili ammontano solo a 20 miliardi di euro; le altre fonti di finanziamento sono al di fuori del controllo della Commissione e dipendono dalla volontà degli Stati membri di utilizzare i restanti prestiti dell’RRF o di stornare fondi da altre politiche dell’UE, in particolare da quelle per la coesione e lo sviluppo rurale. Di conseguenza, avverte la Corte, l’importo totale dei finanziamenti effettivamente disponibili potrebbe non essere sufficiente a coprire il fabbisogno d’investimento stimato.

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Secondo la Corte, anche la prevista ripartizione dei fondi tra gli Stati membri pone problemi. Visto che i fondi verrebbero distribuiti in percentuali basate quelle inizialmente utilizzate per l’RRF, non rifletterebbero né le sfide e gli obiettivi attuali di REPowerEU né i bisogni specifici degli Stati membri. L’assenza di uno specifico termine ultimo per la presentazione dei capitoli REPowerEU riduce la probabilità che vengano individuati e promossi progetti transfrontalieri. La mancanza di qualsivoglia analisi comparativa limita la visione strategica in merito a quali progetti hanno il più alto potenziale per contribuire alla sicurezza e all’indipendenza energetiche dell’UE.

Nel proprio parere, la Corte sottolinea numerose altre debolezze che inficiano REPowerEU, anche per quanto concerne rendicontazione, monitoraggio e valutazioni ex post, nonché la presentazione e la valutazione dei capitoli REPowerEU.

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Il 18 maggio 2022, la Commissione europea aveva presentato in pompa magna il piano REPowerEU: una tabella di marcia “entusiasmante” quanto impossibile (come ricordato oggi dalla Corte) per giungere a un sistema energetico più resiliente e a una vera Unione dell’energia mettendo fine alla dipendenza dai combustibili fossili, diversificando le fonti di approvvigionamento dell’energia a livello UE ed imprimendo un’accelerazione alla transizione verso l’energia pulita. Le misure previste dal piano REPowerEU intendono rispondere a queste ambizioni, mediante risparmio energetico, diversificazione delle fonti di approvvigionamento dell’energia, diffusione accelerata dell’energia da fonti rinnovabili per sostituire i combustibili fossili nelle abitazioni, nell’industria e nella produzione di energia elettrica, nonché mediante la produzione di energia pulita.

foto Corte dei conti europea/eca.europa.eu