Esodo istriano, Piero Zanin: “Aria di Fertilia ripercorre dolore e sacrificio”.

“Onorare la bandiera di Fertilia vuol dire omaggiare il sacrificio, la disperazione e il disorientamento provato da tutte quelle genti che sono state strappate dalle rispettive radici e dalla terra dove erano sepolti i loro avi. Credo che non ci sia niente di più traumatico che essere allontanati, non dal bene della proprietà, ma dalla patria dei propri genitori. Un dolore incolmabile per chi lo ha vissuto, ma anche per i figli e per i figli dei figli”.

Lo ha sottolineato, a pochi metri dalle onde che bagnano il molo Sartorio di Trieste, il presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Piero Mauro Zanin, ospite della cerimonia di presentazione del progetto “Aria di Fertilia”, andata in scena nella sede dello Yacht Club Adriaco.

Piero Mauro Zanin, Mauro Manca
Piero Mauro Zanin, Mauro Manca

“Recuperare un sentimento di restituzione – ha aggiunto il presidente del Consiglio regionale – non sarà mai abbastanza, ma rende a tutte quelle persone almeno un sincero pensiero di disponibilità. Significa: “Vi ricordiamo ancora, ci siete e non sarete dimenticati”.

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L’evento, moderato da Maddalena Mayneri e organizzato in collaborazione con l’Associazione Egea – Una luce sulla Memoria, deriva da un’idea di Serena Galvani Seràgnoli, armatrice dell’imbarcazione da regata Aria (varata nel 1935) sul cui albero maestro è stata issata la bandiera del presidio Fertiliae – Domus Omnium. In questo modo, lo storico scafo è diventato ufficialmente portatore dei valori e della storia di Aria di Fertilia che mira a riunire i fili tra il capoluogo giuliano e la comunità di esuli della Venezia Giulia che tutt’ora vivono in Sardegna nel piccolo centro di Fertilia, dove nel 1947 erano stati accolti per iniziare una nuova vita di speranza insieme agli abitanti locali.

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“Il 12 giugno dello scorso anno – ha ricordato Zanin a bordo dello scafo – avevo fatto visita a Fertilia, che ho avuto l’onore di apprezzare attraverso lo slancio di questi giovani che con grande passione hanno restaurato uno stabile per farne un ecomuseo, teatro ideale per ripercorrere il filo di una disperazione. Ci sono immagini di tutti i luoghi dell’esodo e, chi vuole, può collegare idealmente da dove è partito fino a dove è arrivato, anche passando attraverso il mare”.