Tutela dei giornalisti in UE: l’arresto di Pablo Gonzàlez in Polonia.
Può ritenersi sincera l’azione dell’UE a sostegno della libertà di stampa e della tutela dei giornalisti? Una domanda che non può che portare a risposte imbarazzanti eufemisticamente parlando, come ricordato dal caso del giornalista basco Pablo González, recentemente arrestato in Polonia durante lo svolgimento del suo lavoro di inchiesta sui fatti legati all’invasione russa dell’Ucraina.
Un caso eccellente capace di far emergere una certa incoerenza di fondo all’interno della narrazione dell’UE e dei suoi Stati membri sul tema della tutela della libertà di stampa e dei diritti individuali. Un ‘canovaccio’ decisamente estremizzato dalle stesse istituzioni europee a sostegno della costruzione dell’attuale, nonché discutibile, polarizzazione dell’opinione pubblica verso “i buoni e cattivi” coinvolti nell’attuale crisi geopolitica europea.
La tiepida risposta delle istituzioni europee e nazionali verso il sostegno alla libertà di stampa nell’UE è stata recentemente confermata anche dall’intervento di Vera Jourová – in risposta all’eurodeputato Pernando Barrena Arza del gruppo la Sinistra – riproponendo l’ennesimo paradosso del “limite di competenza” della Commissione europea verso gli Stati membri: “La Commissione – spiega – è consapevole della detenzione di González ma non gode di alcun diritto di intervento verso i singoli casi penali, civili o amministrativi dei tribunali nazionali o di altre autorità nazionali, i cui giudizi sono di competenza della magistratura nazionale, in questo caso della magistratura polacca”.
Paese europeo, la Polonia, il cui Governo si è da tempo reso protagonista di numerose uscite infelici nell’ambito del rispetto dei diritti umani a fronte delle quali non è stato, però, applicato il regolamento sulla condizionalità dello Stato di diritto. Scelta che, di fatto, sta delegittimando il principale strumento a contrasto della violazione dei principi dello Stato di diritto nell’UE.
“La Commissione – prosegue la Jourová – si aspetta che gli Stati membri garantiscano un ambiente favorevole per media e giornalisti, monitori gli sviluppi del pluralismo e della libertà dei media negli Stati membri”. Buoni auspici decisamente disattesi come ricorda quotidianamente la cronaca europea e la recente decisione della stessa Commissione di oscurare i canali Russia Today e Sputnik in Europa. Scelta, va ricordato, decisamente liberticida, nonché controproducente in termini di sostegno al pensiero critico dei cittadini UE.
Ma dalle parti della Commissione sembrerebbero bastare dei semplici report e regolamenti (pur sempre disattesi per “limiti di competenza”) per sostenere il pluralismo e la libertà di stampa nell’UE: “La Relazione sullo Stato di diritto 2022 della Commissione – prosegue – valuterà gli sviluppi relativi alla libertà di stampa e alla sicurezza dei giornalisti. Inoltre, la Commissione ha adottato una raccomandazione per garantire la protezione, la sicurezza e l’empowerment dei giornalisti e degli altri professionisti dei media e ha recentemente proposta una direttiva sulle garanzie processuali civili per proteggere i giornalisti e gli altri professionisti dei media da procedimenti giudiziari manifestamente infondati (SLAPP) per proteggere meglio i giornalisti vittime di procedimenti giudiziari”.
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