Approvvigionamento di gas: le scelte strategiche “cannate” dal Governo del Bel Paese.

L’Italia, come ormai ampiamente risaputo, è uno dei Paesi europei maggiormente dipendenti dal gas russo. Un gap di sovranità economica – reso evidente dall’attuale crisi geopolitica in Europa – prodotto negli anni da scelte strategiche basate sull’economicità di breve termine precludendo all’Italia l’accesso al libero mercato del gas.

Negli ultimi decenni, in particolare, è diminuita la produzione interna di gas nel nostro Paese, come ricordato dai volumi di produzione degli ultimi 30 anni: nel 1994, anno di massima produzione, sul territorio italiano venivano prodotti infatti 20,6 miliardi di metri cubi di gas, mentre al 2020 questa cifra è scesa ad appena 4,4 miliardi di metri cubi.

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Una contrazione, in parallelo agli scarni investimenti realizzati negli ultimi 30 anni, capace di acuire notevolmente la dipendenza energetica dell’Italia. Nazione che ha investito pochissimo – rispetto ad altri Paesi europei – sulla transizione energetica, optando per un aumento delle importazioni proprio dalla Russia, con la quale è attiva una cooperazione in materia energetica già dal 1969. Una intesa commerciale intensificatasi soprattutto dopo il 2006 grazie ad un accordo pluridecennale – fino al 2035 – consistente in un aumento delle forniture e ad un ribasso dei prezzi del gas rispetto ai concorrenti. Condizioni idonee a portare l’Italia verso una situazione di forte dipendenza dalla Russia.

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Si è parlato spesso di gas liquefatto (GNL) come soluzione alternativa alle importazioni di gas dalla Russia per l’Italia ma, data la scarsa presenza di rigassificatori in Italia (al momento presenti a Panigaglia, Livorno e Rovigo), risulta, con riferimento al breve-medio termine, una possibilità remota eufemisticamente parlando. Per poter utilizzare il GNL trasportato da navi o altri mezzi di trasporto è infatti imprescindibile la disponibilità dei rigassificatori: impianti capaci di trasformare il gas naturale in forma gassosa. Strutture che richiedono tempi di realizzazione importanti, la cui mancanza rappresenta uno dei fattori di maggiore difficoltà per l’Italia all’importazione di gas da Paesi più distanti, a partire dagli Stati Uniti.

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Dall’attuale crisi, pertanto, come ricordato da Energia-Luce, sarà difficile uscire a causa di scelte strategiche sbagliate adottate dai Governi italiani degli ultimi decenni che, privi di alcuna visione e prospettiva, hanno preferito optare per economie di breve termine e ridurre al minimo gli investimenti per la realizzazione di rigassificatori che avrebbero potuto, invece, aprire l’Italia al mercato libero del gas.

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