XIII Reparto mobile della Sardegna, Lucia Scanu: “Situazione precaria per gli agenti”.
Gli agenti del XIII Reparto Mobile della Sardegna della Polizia di Stato di Cagliari, tra le eccellenze operative, si trovano a vivere, fin dal 1995, in una situazione precaria all’interno della Caserma Carlo Alberto. Edificio, risalente al 1846, non più adatto alle esigenze di addestramento degli agenti di Polizia. A ricordarlo attraverso la presentazione di un’interrogazione parlamentare la deputata di Coraggio Italia Lucia Scanu.
“Gli ambienti sono angusti con la presenza anche di corridoi non transitabili se non in fila indiana, con impianti elettrici vetusti ed ambienti umidi ed inidonei ad ospitare gli alloggi del personale. Uno dei fattori di maggiore gravità è dato dalla mancanza di un gruppo elettrogeno adeguato che in caso di mancanza improvvisa di elettricità garantisca l’attivazione delle apparecchiature elettriche di sicurezza passiva quali cancelli, telecamere, sistemi di allarme, il funzionamento dell’impianto di antincendio idranti, celle frigo mensa, laboratori chimici del Gabinetto Regionale Polizia Scientifica. Questa situazione – conclude l’onorevole Lucia Scanu- sta a significare che il Compartimento risulterebbe completamente isolato e subirebbe, come già capitato, un black out totale con la paralisi totale dei ponti radio”.
Grave anche la logistica dei parcheggi i cui spazi risultano assolutamente insufficienti ed inadeguati per la movimentazione dei mezzi a disposizione, costretti a manovre difficili che mettono in difficoltà l’operatività generale.
“Una soluzione ci sarebbe: in particolare è stata avanzata la proposta di adeguare la caserma di proprietà del Demanio sita in Via Simeto a Cagliari ex sede dei magazzini dell’Aeronautica, attualmente assegnata ad un altro ente ma di fatto non utilizzata. Tale sede – conclude la parlamentare sarda- appare funzionale alle esigenze degli operatori e per le casse dello Stato a fronte degli oltre sei milioni di euro sborsati per l’attuale struttura che risulta obsoleta e che costringe gli operatori a lavorare in condizioni di grave disagio ed insicurezza”.