Futuro dell’Europa, CoR: “Le regioni devono mobilitarsi per il coinvolgimento dei giovani”.
Il Comitato europeo delle regioni, lo scorso 9 maggio, alla presenza di 200 giovani delegati, ha provato a fare il punto sulle strategie a sostegno della partecipazione giovanile nelle regioni europee.
Dopo aver ascoltato le proposte dei giovani di cinque Paesi europei, inclusa l’Ucraina, il dibattito con i responsabili politici a livello locale ed europeo si è concentrato su come rafforzare la partecipazione dei giovani alla vita pubblica e ai processi decisionali. Volendo andare oltre le inutili narrazioni sul coinvolgimento dei giovani alla vita democratica sentite fino ad oggi, le istituzioni europee dovrebbero semplicemente vincolare gli enti pubblici locali e nazionali destinatari delle risorse UE a inserire nei bandi per gli interventi nel settore della gioventù, il requisito della programmazione partecipata con i/le giovani. Una strategia che potrebbe scansare di colpo interventi spot e di scarso impatto, ponendo sostanzialmente al centro del dibattito pubblico i giovani europei.
Contestualmente, anche se di competenza dei singoli Stati membri, i vertici europei, se interessati ad acquisire maggiore credibilità – inclusi i membri di spicco del CoR -, dovrebbero stigmatizzare con maggior vigore l’inerzia dei parlamenti delle diverse regioni europee sui temi della gioventù e delle politiche giovanili, piuttosto che stroncare le iniziative ‘dal basso’, trincerandosi spesso dietro il dogma del “gap di competenza” (come ricordato da una recente risposta della Commissione PETI del Parlamento europeo sul tema dell’assenza di interventi legislativi sulle politiche giovanili in Sardegna).
Purtroppo, come più volte ricordato, anche il Comitato europeo delle Regioni, sembrerebbe far parte di quelle amministrazioni europee autoreferenziali che si interrogano con poca lucidità sui nodi ostativi alla partecipazione dei giovani in Europa, come dimostrato dall’assenza di alcun atto censorio nei confronti della Fondazione europea per la gioventù del Consiglio europeo, scarsamente accessibile per le organizzazioni giovanili, come confermato dalle disposizioni lesive del multilinguismo UE.
Se si pensa, quindi, di sostenere la partecipazione dei giovani con l’autoreferenzialità e l’autocelebrazione tra istituzioni europee non si potrà che reiterare il consueto schema fallimentare per l’inclusione dei giovani europei, condito, spesso, da insostenibili simposi internazionali, costose missioni all’estero e, cosa più irritante, da pubblicazioni prive di alcuna valenza utilitaristica per i giovani europei.
Sulla stessa linea d’onda sembrerebbe muoversi l’attuale processo di co-creazione di una Carta Europea della Gioventù e della Democrazia attualmente in corso. Insomma, le istituzioni europee non riescono proprio ad andare oltre l’ideazione di un “dispositivo cartaceo” quando si parla di innovazione nel settore della gioventù. Sorprendente, in tal senso, la mancanza di alcun costrutto critico da parte dei vari Consigli nazionali per i giovani: organi consultivi, come ampiamente dimostrato negli ultimi anni, decisamente acritici.
A rimarcare il clima dogmatico, nell’occasione, è stato lo stesso Apostolos Tzitzikostas, presidente del Comitato europeo delle regioni: “Insieme alla Grand Est Region e alle Régions de France, abbiamo celebrato la Giornata dell’Europa 2022 – l’anno dedicato ai giovani – con un dialogo tra i giovani e gli eletti locali ed europei. Per il Comitato europeo delle regioni, la gioventù è una priorità politica, che si tratti di accesso a un’istruzione di alta qualità, protezione ambientale, accesso al mercato del lavoro o partecipazione alla vita democratica. Lavoriamo ogni giorno per avvicinare l’Europa ai suoi cittadini, in particolare alle giovani generazioni, e per rafforzare la loro fiducia mostrando sul campo il valore aggiunto dell’Europa”. Un intervento indubbiamente politico ma poco pragmatico seguito dal commento della prima questora del Parlamento europeo, Anne Sander: “Il posto dei giovani nella vita pubblica e nei processi decisionali è oggi più importante che mai. Le sfide che affrontiamo sono cruciali e avranno un enorme impatto sulle nuove generazioni. Quindi, per far fronte a queste tante sfide, noi hanno bisogno dei giovani. Abbiamo bisogno della loro energia, dei loro talenti, delle loro ambizioni, delle loro idee, per poter andare avanti insieme in un mondo più equo, più sociale, più sostenibile e più unito. I giovani devono quindi prendere il posto che gli spetta e Li invito a mettersi in gioco, a mobilitarsi, a parlare, perché possano difendere la loro visione della società, i loro valori, i loro sogni, con l’obiettivo di costruire l’Europa di domani”. Un risultato, come facilmente rilevabile nel tenore della risposta alla petizione di cui sopra, assolutamente improbabile senza un cambiamento paradigmatico verso la questione giovanile europea da parte delle istituzioni UE.
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