Youth and best practices for social inclusion: l’indagine internazionale sull’esclusione sociale dei giovani europei.
Comprendere le principali dinamiche alla base dell’esclusione sociale dei giovani europei nell’epoca pandemica e scambiare buone pratiche realizzate da organizzazioni giovanili in Europa. Questi in breve i principali obiettivi dal seminario “Youth and best practices for social inclusion”, svoltosi a Tallin (Estonia) dal 21 al 26 marzo.
Un simposio, ricorda Gabriele Frongia di ABìCì ETS, tra i partner* del progetto, “che ha coinvolto operatori giovanili esperti, capaci di condividere strumenti innovativi per lo sviluppo di competenze trasversali tra giovani con vulnerabilità”. Progetto, reso possibile dal Programma Erasmus+ e dall’organizzazione ospitante – la MTU TDM 2000 Eesti – nel corso del quale si è discusso nel merito dei casi di successo nazionali ideati a supporto dei/delle ragazzi/e con poche opportunità, aprendo, inoltre, la strada per nuove collaborazioni europee tra gli operatori e volontari partecipanti. Tra di esse la scrittura di 4 nuove iniziative progettuali internazionali dedicate all’inclusione dei Neet, dei giovani con disabilità sensoriale e, ancora, al contrasto dell’omofobia e della discriminazione verso le comunità locali LGBTQI+.
Seminario, inoltre, dove si è discusso anche di crisi pandemica e impatto sulle giovani generazioni: aspetti la cui incidenza, secondo alcuni partecipanti, non è stata integrata nei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza previsti all’interno del piano NextGenerationEU. Tra questi, come condiviso nel corso del seminario, il piano italiano che, in materia di politiche giovanili e contrasto ai problemi strutturali per i/le giovani italiani/e, risulta destinare il grosso delle risorse verso azioni e misure non necessarie e scarsamente impattanti per l’inclusione delle categorie della popolazione più vulnerabile, rappresentate da giovani e donne.
“Le nuove generazioni – evidenzia Frongia di ABìCì ETS – sono tra le categorie che maggiormente hanno patito le conseguenze dell’emergenza pandemica. Privati improvvisamente della possibilità di vivere relazioni sociali e condurre un’esistenza normale, i giovani, più di altri, hanno pagato in termini personali e psicologici l’attuale crisi. Per tutta risposta, in questi ultimi anni, le istituzioni nazionali hanno preferito pianificare interventi fallimentari, dando priorità a iniziative spot e di scarso impatto, come dimostrato, in ordine di arrivo, dalla presentazione del Piano Neet ‘partorito’ dal ministero per le Politiche giovanili”.
“In tale quadro, sempre più a tinte fosche per gli adulti del domani, le associazioni, in particolar modo quelle giovanili, possono svolgere un ruolo essenziale nel contrasto agli effetti della crisi pandemica e concorrere proattivamente all’ideazione di percorsi innovativi dedicati ai giovani europei con poche opportunità”, ha concluso Frongia.
*Conexão Jovem (Portogallo), Kulturalis Kapcsolatokert Alapitvany (Ungheria), EvolvingYOUth (Lettonia), Sdruzhenie Balgarski Mladezhki Forum (Bulgaria), MTU TDM 2000 Eesti (Estonia), Associazione ABìCì ETS (Italia).
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