Uso problematico dei videogiochi in adolescenza: alto rischio per il 20% dei giovani europei.
Una ricerca – condotta dall’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifc), dal Dipartimento di psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell’Università di Padova (Unipd) e dall’australiana Flinders University – ha indagato in quale modo fattori individuali, sociali e contestuali siano associati a un maggiore rischio per gli adolescenti europei di gaming (uso dei videogiochi) problematico, cioè un utilizzo eccessivo dei videogame che possa mettere a repentaglio la salute e favorire l’allontanamento dalla scuola e dagli affetti. Lo studio – basato sull’analisi di 89000 comportamenti di gaming di adolescenti tra i 15-16 anni residenti in 30 nazioni europee – è stato pubblicato sulla rivista Addiction.
Secondo la ricerca, il 20% dei giovani è ad alto rischio, mentre i ragazzi sono tre volte più esposti rispetto alle coetanee. La Danimarca presenta la percentuale più bassa (12%), mentre in Romania è stata rilevata la più alta percezione di problemi associati all’uso di videogiochi (30%). L’Italia, invece, si colloca al di sopra della media europea con circa il 24%.
“Abbiamo rilevato che in Europa un ragazzo su cinque è ad alto rischio di gaming problematico (circa il 20%). L’esposizione al fenomeno dei ragazzi (30.8%) risulta tre volte più alto di quello delle ragazze (9.4%) – spiega Sabrina Molinaro, ricercatrice e coordinatrice dello studio -. La percentuale di studenti italiani con un alto rischio di gaming problematico (23.9%) è superiore alla media europea, con un numero maggiore di ragazzi (34%) che percepisce conseguenze negative legate al gaming rispetto alle ragazze (12.8%)”.
Il contesto familiare e le politiche nazionali possono diminuire la probabilità che gli adolescenti sperimentino un uso problematico dei videogiochi. “La ricerca indica come la presenza di regole genitoriali e di supporto emotivo familiare proteggano in adolescenza da un utilizzo eccessivo e distorto dei videogiochi – ha aggiunto Alessio Vieno, professore dell’Università degli Studi di Padova -. Il rischio di gaming problematico è infine maggiore negli Stati dove sono più marcate le disuguaglianze economiche, mentre risulta minore nei Paesi dove vengono effettuati investimenti nelle politiche di salute pubblica, come i benefici fiscali per le famiglie”.
La ricerca, concludono i ricercatori, sembra confermare la centralità del supporto emotivo della famiglia nel prevenire il fenomeno e l’importanza delle politiche di protezione sociale, grazie alle quali un maggiore sostegno economico può migliorare la qualità della relazione genitori-figli e fornire risorse per attività ricreative alternative per un sano sviluppo degli adolescenti.
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