Guerra in Ucraina, l’incontro delle ACLI “Storia di un conflitto”: “Necessario contestualizzare lo scontro e prevenire la russofobia”.
Attraverso una strategia politico-istituzionale spregiudicata, lontana per certi versi dagli standard dei Paesi occidentali, la Federazione Russa di Vladimir Putin ha portato nuovamente la guerra sul suolo europeo. Ma per comprendere l’attuale conflitto in Ucraina, piuttosto che seguire acriticamente il flusso di informazioni offerto da un desolante panorama mediatico, bisogna partire dalla memoria pubblica della Russia, a partire dal processo di transizione avvenuto nel Paese durante l’avvicendamento tra l’ultimo segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica Mikhail Gorbachev e il primo Presidente della Federazione Russa Boris Eltsin, fino ad arrivare alla guerra al terrorismo in Cecenia, al conflitto con l’Ucraina per l’annessione della Crimea e alla dottrina militare anti-NATO.
Punti affrontati nel corso dell’incontro “Storia di un conflitto”, tenutosi nella sede cagliaritana della Fondazione di Sardegna e promosso dalle Acli provinciali di Cagliari. Un incontro mirato a contestualizzare le cause legate all’invasione russa dell’Ucraina (giunta oggi al 13° giorno di guerra). Elementi di geopolitica approfonditi attraverso gli interventi dell’ex Presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare della NATO, Antonello Cabras, Volodymir Stepanyuk (Presidente dell’Organizzazione cittadini immigrati) e Gianluca Scroccu (ricercatore di Storia Contemporanea dell’Università degli Studi di Cagliari).
“Viviamo in un periodo storico caratterizzato da un notevole bombardamento mediatico, tale da offrirci, purtroppo, un’illusoria consapevolezza di tutti gli eventi. In un momento delicato come quello attuale, però, è necessario un approfondimento per comprendere al meglio l’origine di tali avvenimenti, come, appunto, l’odierno conflitto in Ucraina”, ha dichiarato in apertura dei lavori, il Presidente delle ACLI Cagliari, Giacomo Carta.
“La storia torna ad avere una sua centralità nel nostro vissuto – ha evidenziato Gianluca Scroccu -. La popolazione ucraina sta subendo la prima guerra sul suolo europeo dalla Seconda Guerra Mondiale ma, contemporaneamente, bisogna stare attenti a non farci travolgere da atteggiamenti russofobi”, chiaro riferimento a quanto avvenuto all’Università Bicocca di milano. “Bisogna scavare a fondo per conoscere le cause del conflitto – prosegue -. Tra esse la motivazione ideologica di Vladimir Putin. Nel suo intervento del 24 febbraio, il presidente russo, ha chiarito bene le motivazioni del conflitto, ovvero che l’Ucraina è parte della Russia sotto il profilo storico e culturale”.
Una guerra, si evince dall’intervento del ricercatore, che può essere compresa partendo dall’analisi delle inefficienze della NATO nella gestione delle relazioni in Europa a partire dalla caduta del Muro di Berlino e, ancora, dalla lettura del trattato di Budapest del 1994. Documento, quest’ultimo, nel quale la Russia di Eltsin si pronunciò a favore della piena indipendenza e sovranità dell’Ucraina, dietro consegna del proprio arsenale nucleare: “Questo è un elemento dal quale partire – ricorda Scroccu -. Putin ha deciso di violare questo trattato per un motivo ben preciso, ovvero l’avvicinamento del popolo ucraino e dei governanti dell’Ucraina al mondo occidentale. Putin, in particolare, nella sua azione sta recuperando elementi dello zarismo e dello stalinismo. Stalin – ricorda Scroccu -, rovesciò l’obiettivo di sostanziale autonomia che Lenin aveva riconosciuto alle repubbliche socialiste sovietiche e, guardando al suo video discorso, Putin critica Lenin, poiché ha derubricato la storia della Grande Russia riconoscendo troppa autonomia all’Ucraina, nazione che fa parte dello Stato russo. Questo discorso ideologico supera tutta la discussione relativa alla paura dell’accerchiamento della Russia da parte di Putin”.
“L’obiettivo di Putin – evidenza Scroccu – è quello di costruire uno Stato unificato e creare un’alternativa ai modelli di vita dell’Unione europea, il cui avvicinamento dell’Ucraina rappresenta un grande pericolo per la sua leadership. L’attacco all’Ucraina – conclude – fa, quindi, parte di un disegno calcolato di Putin mirato a costruire un’alternativa all’Occidente”.
L’incontro è poi proseguito con l’intervento di Antonello Cabras Presidente della Fondazione di Sardegna, nonché ex Presidente dalla Delegazione italiana presso l’Assemblea Parlamentare della NATO: “Abbiamo assunto una presa di distanza nei confronti della Russia ma nessuno dei Paesi occidentali ha deciso di reagire all’aggressione russa. Questo non è un aspetto secondario. Nel momento in cui si decide preventivamente di non affiancare il Paese aggredito decidendo di entrare in battaglia, guardando al rapporto impari delle forze in campo, si è già deciso l’esito della battaglia. Un elemento poco chiaro, quest’ultimo, che non emerge dal dibattito, particolarmente concentrato sulla stigmatizzazione dell’aggressione russa, del conteggio delle vittime umane e sull’emergenza umanitaria”.
“Nei 7 anni di esperienza alla NATO – prosegue Cabras – l’occidente ha espresso la volontà di accerchiare la Russia, con l’entrata repentina nell’alleanza atlantica delle Repubbliche del Baltico del 2004. L’entrata dell’Ucraina nella NATO, però, non venne sostenuta da alcuni Paesi occidentali, tra i quali la Germania e l’Italia, da essi ritenuta poco opportuna. Una decisione che mitigò la spinta all’adesione dell’Ucraina alla NATO. Tutti – rimarca l’ex presidente della delegazione italiana presso la NATO – oggi parlano di Putin ma si dimenticano di Boris Eltsin, un attore tutt’altro che secondario. Al tempo di Eltsin si considerò la Russia come il distributore di benzina dell’Occidente. Aveva gas, petrolio, questo era il suo ruolo che doveva mantenere la Russia per gli Stati occidentali. Indubbiamente, tale considerazione rappresentò un eccesso di semplificazione da parte dell’Occidente. Tra Gorbaciov ed Eltsin, ancora, nel momento in cui terminò l’Unione Sovietica ci fu un conflitto sulla sua prosecuzione. Il primo spingeva per il riconoscimento dell’autonomia delle repubbliche socialiste e la creazione di un rapporto di tipo confederale all’interno della CSI, Comunità degli Stati Indipendenti. Una idea che Eltsin sabotò”. Elementi che possono rappresentare dei validi spunti di approfondimento per comprendere l’attuale conflitto.
Sulla stessa linea d’onda, il richiamo agli altri scenari di guerra condiviso da Antonello Cabras: “Ricordo che in Siria c’è stato un conflitto, speculare per certi versi a quello ucraino, dove dubbia è stata la legalità internazionale. Violazioni, commesse anche con riferimento all’Iraq e alla Libia. Anche in Bielorussia, da molto tempo, si susseguono gli attacchi allo Stato di diritto ma – conclude – sul tema non ho sentito alzarsi voci autorevoli”.
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