Cannabis terapeutica, Friuli Venezia Giulia: “Aumento pazienti e costi”.

In Friuli aumenta il numero dei pazienti curati con medicinali cannabinoidi per finalità terapeutiche e, di
conseguenza, la spesa sostenuta dal servizio pubblico. Si è passati, infatti, dai 34 pazienti trattati nel 2016 con lo spray per mucosa orale, ai 64 del 2019, con il relativo incremento delle confezioni (da 271 a 359) e della spesa annua (da 118mila a 156mila euro).

In crescita anche le preparazioni cosiddette magistrali, predisposte dai farmacisti sulla base delle prescrizioni mediche: da un utilizzo totale di un chilo e mezzo di cannabis nel 2016 (per un costo di 53mila euro) si è arrivati
ai 17 chili del 2019, per un valore di 210mila.

LEGGI ANCHE:  Anno dei giovani, Mara Piccin: "Premiare chi promuove partecipazione".

Tutte queste cifre fotografano gli effetti della legge regionale 2 del 2013, aggiornata nel 2016, che disciplina proprio l’erogazione di medicinali e preparazioni a base di cannabinoidi. I numeri emergono dalla relazione firmata congiuntamente da Mauro Di Bert (Progetto Fvg/Ar) e Ilaria Dal Zovo (M5S) in seno al Comitato per la legislazione, il controllo e la valutazione presieduto da Roberto Cosolini (Pd). La relazione è stata presentata oggi nel corso della seduta antimeridiana del Consiglio regionale.

Consiglio regionale Friuli Venezia Giulia
Consiglio regionale Friuli Venezia Giulia

“La fornitura in regime assistenziale – si legge ancora nella relazione di Dal Zovo e Di Bert – è stata garantita in prevalenza attraverso le farmacie, che solo nel 2019 hanno spedito il 94 per cento delle prescrizioni in carico ai fondi pubblici. L’auspicio è che si possa proseguire in questa direzione”. Si stima inoltre che “i pazienti assistiti sono stati trattati nel 74 per cento dei casi in regime pubblico e nel restante 26% in regime privato”.

LEGGI ANCHE:  Politiche giovanili: assenti in Sardegna, valorizzate in Veneto. 3 milioni per le imprese under35.

La relazione rileva anche alcune criticità, a partire dalla “scarsa disponibilità, su tutto il territorio nazionale, di
cannabis per l’allestimento delle preparazioni magistrali, marginalmente risolta con l’autorizzazione ministeriale a importarne”. Auspicata anche “la necessità di definire le indicazioni terapeutiche per le quali vi sia evidenza scientifica dell’efficacia d’uso dei cannabinoidi” e l’ampliamento dell’elenco delle patologie che possono trovare giovamento dall’impiego di farmaci e preparati cannabinoidi.

Si è soffermato sulle “criticità di approvvigionamento” anche Andrea Ussai (M5S), che fu promotore dell’aggiornamento legislativo del 2016. “Sollecito – ha detto – la piena attuazione della legge, che prevedeva la stipula di convenzioni con centri di produzione dei medicinali. E ricordo l’importanza di questo tipo di farmaco, ribadita anche dalle associazioni che si occupano di sclerosi multipla”.

LEGGI ANCHE:  Liste d'attesa, Nieddu: “Potenziamento su tutte le prestazioni”

Attualmente le indicazioni terapeutiche prevedono l’uso dei farmaci cannabinoidi per ridurre il dolore associato a spasticità, i tics di pazienti adulti affetti da Gilles de la Tourette, l’analgesia del dolore cronico, la riduzione del dolore neuropatico cronico, la riduzione del dolore oncologico in caso di fallimento della terapia analgesica convenzionale.