Quali sono i vantaggi del QFP per gli Stati membri?

Nonostante l'”oscurantismo” promosso da alcuni esponenti e partiti politici nei vari Paesi UE, ad una più attenta analisi delle risorse del bilancio europeo, ogni Paese membro, oltre a operare in un mercato unico più ampio rispetto al quadro nazionale, grazie all’appartenenza alla zona euro gode di benefici che spesso superano la contribuzione nazionale.

Il dibattito sul cosiddetto contribuente netto non tiene conto di tutti i benefici economici e non monetari che gli Stati membri traggono dall’appartenenza all’Unione europea. In numerosi ambiti di intervento con caratteristiche transfrontaliere e una domanda di massa critica, un’azione comune a livello europeo può dare risultati migliori rispetto a iniziative nazionali frammentate. Diversi studi dimostrano che il mercato unico ha incrementato l’occupazione e la crescita. L’effetto dell’approfondimento del mercato unico dal 1990 è stato quantificato in 3,6 milioni di nuovi posti di lavoro. Inoltre, se non vi fosse stata l’integrazione del mercato unico, il PIL dell’UE sarebbe inferiore dell’8,7 %. Grazie al mercato unico, il cittadino medio dell’UE guadagna 840 euro in più all’anno.

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Il saldo netto di bilancio è un indicatore estremamente fuorviante dei benefici derivanti dalla spesa dell’Unione e dall’appartenenza alla stessa. Le decisioni in materia di bilancio adottate sulla base di questo indicatore si traducono in politiche inadeguate, in quanto sono sbilanciate a favore di programmi che prevedono un flusso monetario di ritorno verso gli Stati membri. Questa mentalità del “giusto ritorno” è un grande ostacolo al raggiungimento di un maggiore valore aggiunto europeo attraverso il bilancio dell’Unione. La causa alla radice di questa preoccupazione fuorviante e negativa del saldo netto è da ricondursi all’elevata rilevanza e all’attrattiva politica delle strategie basate sui flussi di ritorno, dove i beneficiari nazionali e regionali sono facilmente identificabili. Le politiche che apportano benefici più disomogenei a livello europeo e che non comportano pagamenti in favore degli Stati membri ricevono un minore sostegno elettorale e politico.

Ma da cosa è costituito il bilancio dell’UE? Il bilancio dell’Unione europea è finanziato da tre principali fonti di entrate: le risorse proprie tradizionali (dazi doganali e contributi nel settore dello zucchero) la risorsa propria prelevata su una base armonizzata dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) e la risorsa propria legata all’RNL degli Stati membri, che ha l’obiettivo di equilibrare il bilancio.

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Attualmente, la maggior parte delle entrate (il 77 % nel 2018) proviene dalle risorse basate sull’RNL e sull’IVA. Gli Stati membri le considerano contributi nazionali piuttosto che risorse proprie dell’UE.

Dall’inizio dell’attuale QFP, il periodo di programmazione 2014-2020, il bilancio dell’Unione europea ha dovuto affrontare nuove sfide derivanti dalla crescente instabilità nei paesi del suo vicinato, dalla crisi migratoria, dalle minacce alla sicurezza e dal persistere di una notevole carenza di investimenti nell’UE a seguito della crisi economica e finanziaria.

La lotta al cambiamento climatico è un’altra sfida. Il Parlamento ha recentemente chiesto (nella sua risoluzione dell’ottobre 2019) che l’integrazione delle questioni climatiche nel bilancio dell’UE sia ulteriormente rafforzata, per garantire risorse sufficienti che permettano una giusta transizione verso un’economia neutrale dal punto di vista delle emissioni di carbonio.

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Inoltre, l’UE ha anche l’ambizione di finanziare una più stretta cooperazione in materia di difesa. Infine, ma non da ultimo, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea comporta un significativo deficit di bilancio.

Pertanto, il QFP 2021-2027 “dovrebbe fornire all’Unione le risorse necessarie per promuovere una crescita economica sostenibile, la ricerca e l’innovazione, responsabilizzare i giovani, affrontare efficacemente le sfide della migrazione, contrastare la disoccupazione, la povertà persistente e l’esclusione sociale, rafforzare ulteriormente la coesione economica, sociale e territoriale, affrontare i problemi della sostenibilità, della perdita di biodiversità e del cambiamento climatico, rafforzare la sicurezza e la difesa dell’UE, proteggere le sue frontiere esterne e sostenere i paesi del vicinato.” (dalla risoluzione del novembre 2018 sulla posizione del PE sul QFP).

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