Food Mood: il rapporto degli adolescenti nei confronti del cibo nell’era del Covid-19

Nonostante la pandemia abbia portato una maggiore attenzione del consumatore al tema della sana alimentazione l’aderenza alla dieta mediterranea resta bassa, con il 60% della popolazione che non la segue, soprattutto nelle regioni del Sud Italia. Un dato importante per l’attuazione di adeguati programmi di politica alimentare, ha ricordato Laura Rossi, ricercatrice del CREA Alimenti e Nutrizione, durante la presentazione dei risultati del rapporto “Food Mood, incentrato sul monitoraggio dei nuovi atteggiamenti degli adolescenti nei confronti del cibo, nell’era del Covid-19, svoltosi oggi su iniziativa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione anche con l’ANBI e il Consorzio di Bonifica di Piacenza.

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Un lavoro di ricerca, basatosi su un sondaggio somministrato all’interno degli istituti scolastici a 482 studenti (65% di sesso femminle), nato con l’obiettivo di valutare quanto la pandemia abbia inciso nell’atteggiamento degli adolescenti nei confronti del cibo. Secondo lo studio il 54% dei ragazzi e ragazze ha esplicitamente dichiarato di aver cambiato le proprie abitudini alimentari.

Tra i cambiamenti più importanti, il recupero della “socialità” dei pasti in famiglia, favorita dal maggior tempo trascorso in casa (96% dei casi), la maggiore attenzione alla sicurezza dei prodotti, legata al bisogno da parte dei giovani di rassicurazione rispetto a tutto ciò che si mangia e si beve, e la diffusa propensione al “salutismo” alimentare: 2 adolescenti su 3, infatti, hanno iniziato a scegliere cibi con meno grassi, meno zuccheri, meno sale. Il 18,5% ha però dichiarato di aver aumentato il proprio regime calorico quotidiano nel corso della pandemia. Solo lo 0,8% degli intervistati è diventato vegetariano nel corso degli ultimi 2 anni.

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In crescita anche l’aderenza ai principi-guida della cosiddetta “dieta mediterranea” e la riscoperta dei prodotti tipici del territorio, a cui  il 70-80% degli adolescenti associa una straordinaria superiorità qualitativa.

Circa un quarto degli intervistati ha dichiarato di saltare la colazione (25,6%). Per il 27%, inoltre, è importante la sostenibilità ambientale dei prodotti alimentari mentre il 26% giudica estremamente importante il collegamento tra cibi e tradizione.

Chi segue le raccomandazioni nutrizionali, secondo il rapporto del CREA, è maggiormente facilitato a prevenire lo spreco alimentare per via di una maggiore capacità di programmare la spesa (38,9%), di valutare meglio le quantità da cucinare (40,4%), di evitare acquisti impulsivi (35,2%). Ancora sa conservare meglio gli alimenti (38,4%), riutilizzare gli avanzi (35,4%), valutare la sicurezza alimentare (34,7%), pianificare con precisione (34,9%), prolungare la durata di conservazione di un prodotto (34%) e cucinare in modo creativo (32%).

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