Centri antiviolenza, Regimenti (ID): “Pochi 3 milioni dal Decreto Cura Italia”

Risorse pubbliche e sensibilità politica per il contrasto alla violenza sulle donne. Un tema al centro dell’intervento dell’eurodeputata Luisa Regimenti del gruppo Identità e Democrazia. Una piaga, la violenza contro le donne, che rappresenta per l’Organizzazione Mondiale della Sanità “un problema di salute di proporzioni globali enormi” come sottolineato dalla rappresentante leghista, che ha ricordato l’ultimo femminicidio, il 21esimo dall’inizio del 2020, avvenuto ieri a Cassano d’Adda, dove una donna è stata uccisa dopo aver ospitato l’ex marito a casa in seguito alle restrizioni alla circolazione imposte dalle nuove normative.

“Un omicidio – continua Regimenti – che si sarebbe potuto evitare, visto che la donna aveva più volte denunciato l’ex marito per aggressione, ma è rimasta inascoltata. Purtroppo, soprattutto in questo periodo segnaliamo un significativo aumento di richieste di aiuto e supporto psicologico da parte di molte donne già attenzionate dai Centri antiviolenza e che, a causa dell’emergenza Covd-19, sono costrette a casa e quindi a subire continui maltrattamenti e violenze”.

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Numeri allarmanti che richiedono uno sforzo maggiore da parte delle istituzioni: “Non bastano i 3 milioni di euro previsti dal decreto ‘Cura Italia’ per i Centri antiviolenza, perché continua a crescere il numero delle donne, e sono già 3mila, che in questo periodo di forzata convivenza a casa hanno segnalato ogni tipo di violenza domestica”. Lo afferma l’eurodeputata della Lega Luisa Regimenti, che aggiunge: “Allo stesso tempo è incomprensibile che il Governo non dia seguito alle risorse economiche del fondo da destinare ai Centri antiviolenza e alle altre azioni previste dal Piano Strategico del Ministero delle Pari Opportunità, si tratta di 30 milioni di euro, sbloccati lo scorso 2 aprile e che devono ancora transitare alle Regioni, le quali a oggi non si sono attivate. In ultimo: che fine ha fatto il fondo per l’indennizzo delle donne vittima di violenza e per i loro figli ancora in Commissione Giustizia alla Camera?”.

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Secondo Regimenti è poi necessario fare un passo in più anche sotto il profilo normativo: “La mia battaglia politica ha l’obiettivo di inserire nel codice penale italiano, attraverso il coinvolgimento del Parlamento europeo, l’aggravante di femminicidio, un tipo di reato ancora non contemplato nel nostro ambito giuridico, per punire l’omicidio con maggiore severità. Del resto – conclude – si tratta di un crimine specifico che ha bisogno di una trattazione giuridica adeguata”. Una battaglia portata avanti insieme alla Rete europea delle donne, una sorta di ‘contenitore’ di professionalità femminili impegnato in attività sociali e nella lotta alla violenza di genere.

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