Foibe, Identità e Democrazia: “Onorificenza al Maresciallo Tito offesa alle vittime”.

Nel 1969 la Repubblica italiana conferiva al dittatore jugoslavo Josip Broz Tito, l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Un riconoscimento concesso dallo stesso Presidente Giuseppe Saragat durante la sua visita di Stato a Belgrado, per la finalizzazione di accordi commerciali con la Jugoslavia.

Recentemente, alcuni eurodeputati del gruppo Identità e Democrazia hanno presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere il parere della Commissione europea sull’opportunità politica dell’onorificenza assegnata al Maresciallo Tito.

L’onorificenza del 2 ottobre 1969 (non 1959 come indicato nel testo dell’interrogazione parlamentare del gruppo ID) richiama, purtroppo, la memoria delle vittime delle foibe e degli italiani costretti all’esodo dalle ex province italiane della Venezia Giulia, dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia. Fatti storici da sempre al centro di una polarizzazione politica che ha spesso alimentato la polemica e reso difficile la ricostruzione di un percorso storico univoco.  

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Nell’interrogazione ‘Foibe – importanza e rispetto della memoria europea’ gli eurodeputati hanno ricordato che “L’Italia con la legge del 30 marzo 2004 n. 92, celebra ogni 10 febbraio il ‘Giorno del ricordo’ per ricordare lo sterminio deciso per volontà del dittatore Broz Josip detto Tito”.

“Considerando quanto riportato nella risoluzione sull’importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa – si legge nell’interrogazione -, dove vengono condannati con fermezza gli atti di aggressione e i crimini contro l’umanità perpetrati dai regimi totalitari, compreso quello comunista, può dire la Commissione se reputa che tale onorificenza sia coerente con i valori e i principi espressi dal Parlamento europeo?”.

Difficile pensare a un intervento sull’onorificenza concessa al maresciallo Tito, da parte della Commissione europea, vista l’esclusiva competenza degli Stati nazionali. 

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Posizione confermata dall’intervento del Commissario alla Giustizia della Commissione von der Leyen, Didier Reynders: “Spetta in primo luogo agli Stati membri trattare la delicata e complessa questione di come affrontare gli orrori e i crimini del passato. Tuttavia, nell’ambito delle sue competenze, la Commissione europea può agevolare il processo della memoria incoraggiando la discussione e favorendo lo scambio di esperienze, nonché promuovendo le migliori pratiche. Mantenere viva la memoria di quanto accaduto sotto i regimi totalitari è un nostro dovere collettivo come tributo ed espressione di rispetto per le vittime. Preservare tale memoria è la dimostrazione non solo dell’impegno dell’Unione europea a favore della democrazia e del rispetto dei diritti fondamentali, ma anche della lotta contro le moderne manifestazioni di intolleranza, estremismo e revisionismo storico”.

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