Teatro, il ricco programma del MiC per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Aida di Verdi.

In occasione del 150° anniversario dalla prima teatrale dell’Aida, opera drammatica di Giuseppe Verdi e Antonio Ghislanzoni andata in scena al Teatro Khediviale dell’Opera del Cairo il 24 dicembre 1871, il Ministero della Cultura celebra una delle opere liriche italiane più apprezzate con una campagna digitale dal titolo #aida150 che proseguirà fino all’8 febbraio, data in cui, nel 1872, l’Aida andò in scena al Teatro alla Scala di Milano per la prima europea.

Se è vero infatti che la prima assoluta si svolse sul palcoscenico del Cairo nel 1871, il compositore non diresse personalmente l’orchestra né enfatizzò mai quel debutto come l’effettiva première dell’opera. Fu invece la rappresentazione scaligera dell’8 febbraio 1872 quella che il cigno di Busseto ha sempre avuto maggiormente a cuore e su cui profuse il massimo impegno e grandi cure d’allestimento.

Con questa campagna, che culminerà il 17 marzo 2022 con l’apertura della mostra “Aida figlia di due mondi” al Museo Egizio di Torino, il MiC ricorda entrambi i momenti, accompagnando il pubblico con un viaggio esotico nella misteriosa terra degli antichi faraoni attraverso bozzetti di scena, figurini di costumi, manifesti pubblicitari, documenti epistolari, abbozzi musicali e partiture operistiche. Alcuni di questi documenti d’archivio permettono di ricostruire il processo creativo che ha portato all’allestimento del capolavoro operistico, altri invece svelano gli aneddoti storici che hanno legato per sempre le città di Milano e del Cairo.
Il poster della campagna è un’immagine simbolica: alcune testimonianze cartacee sono state digitalmente ritagliate e ricomposte per dar vita a un manifesto emblematico, un collage con i titoli dell’Aida così come questi apparivano sui documenti originali.

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Gli archivi, le biblioteche, i teatri e i musei dello Stato che hanno aderito alla campagna con i preziosi materiali conservati nelle proprie collezioni sono stati numerosi: dall’Archivio di Stato di Milano arriva un documento autografo che riporta la firma di Verdi, mentre sono dell’Archivio di Stato di Parma gli unici abbozzi musicali autografi del maestro che, sebbene possano a volte apparire poco decifrabili, rivelano tanto sul maestro e sul percorso che lo ha portato a dare vita all’Opera. Uno speciale contributo nella scelta dei documenti è arrivato da Fabrizio Della Seta, già professore nel Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali, Università di Pavia, sede di Cremona.

Una significativa collaborazione è giunta dall’Archivio Storico Ricordi, una delle più importanti collezioni musicali private al mondo. L’archivio ha reso accessibile un immenso patrimonio di lettere personali, materiale iconografico e partiture per orchestra dell’omonima casa editrice specializzata in edizioni musicali che, tra i tanti progetti con teatri, musicisti e compositori, curò anche la pubblicazione di vari libretti operistici della Celeste Aida; da qui provengono i bozzetti di Girolamo Magnani realizzati per le scenografie della première milanese del 1872, i figurini con i fantasiosi costumi disegnati da Attilio Comelli per lo spettacolo del 1906, sempre a Milano, o ancora la corrispondenza epistolare tra alcuni degli “autori” dell’Aida come Giuseppe Verdi, la famiglia Ricordi, il librettista Antonio Ghislanzoni che lascia trapelare curiosi particolari risalenti al periodo di gestazione dell’opera.

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Un altro importante contributo proviene dal Museo Salce di Treviso, casa dei manifesti pubblicitari d’epoca, che conserva numerose locandine dell’Aida tra le più originali, realizzate a cavallo dei due secoli. E, ancora, l’Istituto Nazionale di Studi Verdiani di Parma, che ha preso parte alla campagna con i libretti operistici della prima del Cairo del 1871 in italiano, francese e arabo. 

Inoltre, un’intervista ad Alessandro Roccatagliati, professore di Musicologia e Storia della Musica all’Università di Ferrara e direttore delle attività scientifiche dell’INSV di Parma, racconterà del terribile incendio che nel 1971 distrusse il teatro Khediviale del Cairo e di come alcuni documenti egiziani furono salvati grazie ai contatti tra Saleh Abdoun e Mario Medici, rispettivamente, nel 1971, soprintendente e direttore dell’Istituto parmigianino.
Ogni settimana, sui canali social del Ministero, saranno approfonditi i diversi aspetti del melodramma: l’inquietudine dei quattro atti, le fastose scenografie del debutto europeo, le preziose lettere personali, le affascinanti partiture autografe del maestro e i diversi temperamenti dei personaggi raccontati attraverso una storia narrata dai protagonisti in prima persona, come in un flusso di coscienza. 

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Centrale nelle celebrazioni dell’opera verdiana la mostra “Aida figlia di due mondi” al Museo Egizio di Torino, che porterà l’attenzione su tutti gli aspetti caratteristici di un’opera che rimane, nella sua semplice grandiosità, una struggente storia d’amore e di potere nella quale si intersecano le drammatiche vicende dei tre protagonisti: la sfortunata Aida, principessa etiope e schiava egizia, Radamès, prode guerriero comandante dell’esercito egizio, e Amneris, la passionale figlia del faraone.

foto Wilson Delgado commons wikipedia