Politiche giovanili, l’Esecutivo Draghi presenta il nuovo programma Erasmus+, Dadone: “Erasmus+ e servizio civile per giovani inattivi”.
Nonostante siano già stati pubblicati i risultati del primo round di selezione dei progetti, alcuni ministri dell’Esecutivo Draghi ieri nella sala della Protomoteca in Campidoglio a Roma, hanno ‘lanciato ufficialmente’ il nuovo programma Erasmus+ per il periodo 2021-2027. Si sa la politica, spesso, non conosce il significato della tempestività!
Un programma, però, tutt’altro che marginale, rappresentando da anni la migliore buona pratica dell’UE, capace, contestualmente, di offrire notevoli opportunità a giovani e adulti di studiare, formarsi, insegnare ed effettuare esperienze di lavoro o di volontariato in Europa e nel mondo. Un caso di successo, riflettendo nel merito degli interventi fallimentari per i giovani con poche opportunità, spesso snobbato a livello locale per effetto di una politica autoreferenziale e di un’atavica incapacità dei dirigenti scolastici e amministratori locali di liberarsi della propria ‘aura di discrezionalità’, senza contare le insostenibili – dati i tempi – ‘rendite di posizione’ nella gestione dei servizi per l’inclusione dei giovani con poche opportunità. Ma questa è un’altra storia…
Giovani che assumono un ruolo centrale anche in questa programmazione, così come i temi chiave dell’inclusione sociale, della sostenibilità ambientale, transizione digitale e la promozione della partecipazione alla vita democratica, salvo poi rilevare – forse complice la ridicola retribuzione per i valutatori dei progetti – il respingimento di programmi di qualità da parte delle stesse agenzie nazionali responsabili della gestione del Programma nei diversi Paesi UE. Non si può avere tutto d’altronde!
Si spera che con l’aumento della dotazione del nuovo programma per il periodo 21-27 (28,4 miliardi di euro), si possano realmente facilitare percorsi dal basso per l’accompagnamento di una nuova generazione di giovani e la valorizzazione dell’educazione degli adulti.
Ma, già dalle prime dichiarazioni degli esponenti dell’Esecutivo Draghi, sembrerebbe emergerebbe tutt’altra sensibilità, più puntata verso la reiterazione di schemi ‘universitariocentrici’ che poco o nulla hanno fatto negli anni in termini di innovazione e inclusione: “Dobbiamo fare un prossimo passo, lavorare di più su una vera università europea”, ha dichiarato la ministra dell’Università, Maria Cristina Messa.
E’ poi ‘salita in cattedra’ la detentrice delle deleghe alle Politiche giovanili del Governo Draghi, la ministra Fabiana Dadone, che, nel suo intervento ha parlato dei giovani inattivi del nostro Paese: “Dobbiamo riuscire ad intervenire con un programma per farli emergere e poi agganciarli con progetti come il servizio civile o l’Erasmus. Molto spesso i ragazzi non conoscono le modalità di accesso a questi progetti – (chissà perchè?) -. Vogliamo lavorare di più con gli enti territoriali per farli conoscere meglio”…bastasse questo cara ministra Dadone!
Sono poi intervenuti i referenti delle 3 agenzie nazionali competenti per il programma Erasmus+: l’Indire per l’istruzione, l’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) per la formazione professionale e l’Agenzia nazionale per i giovani, per il settore giovanile.
Interessante, in particolare, l’intervento di Santo Darko Grillo, direttore generale Inapp, per il quale “i ragazzi tornano dall’Erasmus arricchiti, riescono a rivendersi l’esperienza acquisita all’estero sia in termini di competenze che di rete relazionale, che gli consente di collocarsi utilmente nel mercato del lavoro”. In altre parole, le famose competenze trasversali, da sempre tenute in scarsissima considerazione dalla stessa scuola e dalla produzione legislativa delle istituzioni, fatta eccezione per i retorici e autoreferenziali endorsement elargiti qua e là in occasione dei noiosissimi incontri “sull’Europa che fa cose per i territori”.