Quale conservatorismo per Meloni, Fratelli d’Italia (e forse per l’Italia)?

Uno dei pochi spunti interessanti offerti dall’attuale asfittico dibattito politico italiano, è stata la riscoperta del termine “conservatorismo” da parte di Giorgia Meloni. l’Italia, infatti, è l’unico Paese occidentale nel quale l’aggettivo conservatore è utilizzato alla stregua di un insulto o relegato a ristretti circoli intellettuali.

Se negli altri Paesi ci si definisce con orgoglio conservatori, in Italia si chiamano in tal modo, per attaccarli, i propri avversari. Basta rileggersi, ad esempio, gli articoli di giornale degli anni ’90 in cui il centro destra berlusconiano attaccava la “sinistra conservatrice”.

Non che sia mancata la cultura politica conservatrice. In Italia vi sono stati grandi intellettuali come Prezzolini, Del Noce, Longanesi. È mancata, invece, una concreta proposta politica conservatrice in grado di rappresentare coerentemente, al pari di quello che avveniva negli altri Paesi, il lato “destro” della Nazione.

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Il richiamo potente e suggestivo al conservatorismo, tuttavia, rende necessario un chiarimento in tal senso.

Nato dal pensiero del liberale britannico Edmund Burke che, inorridito dalle violenze della rivoluzione francese, elaborò un’idea di progresso nel rispetto della legge e dell’ordine costituito, il conservatorismo ha conosciuto nel tempo innumerevoli diramazioni.

Erano conservatori i simboli della rivoluzione liberista anni ’80 Reagan e Thatcher, è conservatrice la centrista Angela Merkel. Sono conservatori i nazional-clericali polacchi del Partito del diritto, è conservatore David Cameron che, appena divenuto primo ministro, introdusse il matrimonio gay nell’ordinamento britannico. È conservatore Orban, lo era il senatore americano Barry Goldwater, sostenitore della legalizzazione delle droghe nel nome della non ingerenza dello Stato nella vita dei cittadini.

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In altre parole, il movimento conservatore racchiude al proprio interno numerose e variegate anime che vanno dal libertarismo al confessionalismo di stato; dal liberismo della scuola di Chicago allo statalismo autarchico e nazionalista.

Il vecchio MSI, nato dalle ceneri del socialisteggiante fascismo di Salò, rifiutò sempre sdegnosamente l’aggettivo conservatore. Fratelli d’Italia che di quella tradizione è l’erede, al contrario, lo rivendica nel nome di un’aggregazione che, giustamente, vada oltre i confini ideologici della destra post missina. La domanda tuttavia resta. Quale conservatorismo Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia propongono al Paese?

Foto credits Jose Antonio