Ungheria, Sassoli: “I Parlamenti devono restare aperti e la stampa deve essere libera”

Purtroppo non è un pesce d’aprile. Viktor Orban è riuscito a realizzare il proprio sogno politico in Ungheria, la democrazia illiberale.

Mentre l’Europa e il mondo intero provano a uscire dall’emergenza Covid-19, nello stato magiaro irrompe l’autoritarismo, dove la rappresentanza politica parlamentare ha deciso di ‘deresponsabilizzarsi’ e concentrare sull’uomo forte tutti i poteri dello Stato, facendo registrare, così, un nuovo problema nell’agenda dell’Unione Europea. 

La contingenza della necessità ai tempi del coronavirus ha richiesto ai governi dei Paesi europei, l’adozione di misure eccezionali, sollevando i rispettivi Parlamenti. Una dinamica, però, di breve periodo e a tempo determinato, come più volte confermato dai Capi di Stato europei. In Ungheria, invece, il Parlamento, nelle ultime 48 ore, ha attribuito pieni poteri al ‘Kiràly’ Viktor Orbàn, senza specificare alcun limite temporale. 

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La ‘svolta autoritaria’ ungherese, oltre a caratterizzarsi per la sua intempestività, vista l’emergenza sanitaria, sta facendo correre ai ripari le istituzioni europee, come confermato dallo stesso Presidente dell’Europarlamento, David Sassoli: “Noi dalla crisi vogliamo uscirci con la democrazia. Abbiamo chiesto alla Commissione europea che è custode dei trattati, di verificare se la legge ungherese è conforme all’articolo 2 del nostro Trattato. Tutti gli Stati membri dell’Unione Europea hanno il dovere di proteggere i nostri valori. Per noi, i Parlamenti devono restare aperti e la stampa deve essere libera. Nessuno può usare questa pandemia per manipolare la nostra libertà”.

Insomma, un autentico colpo di Stato che ha richiamato, purtroppo, parallelismi con l’attuale situazione di governo in Italia, dove nelle ultime 3 settimane sono stati adottati gli ormai noti decreti legge del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

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Paragoni che si traducono in un vero è proprio atto di malafede, laddove si abbia contezza delle lungaggini e resistenze della macchina amministrativa italiana.

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