Giovani storie sarde: Giovanni Biscu, il comunicatore.

Proseguono le interviste di “Giovani Storie Sarde”, la rubrica di Sardegnagol dedicata alle eccellenze under 40 che operano in Sardegna nei campi delle professioni, della cultura e dell’associazionismo. Oggi parliamo di comunicazione. Con l’avvento delle tecnologie digitali la comunicazione di massa è diventata l’elemento centrale della nostra società. Uno sconfinato mare magnum nel quale tutto confluisce, dai grandi professionisti ai peracottari di quartiere. All’interno di questo mondo caotico operano esperti della comunicazione alle prese con un compito a dir poco arduo: far sì che i loro clienti, per lo più aziende, siano identificabili, raggiungibili e, soprattutto, credibili. Uno di loro è Giovanni Biscu, 37 anni, nuorese, cittadino del mondo con un predilezione per la sua parte lusitana. Lo abbiamo incontrato per conoscere la sua storia professionale e il settore in cui lavora.

Come nasce il tuo interesse per la comunicazione?

Attualmente mi occupo di web design e web marketing ma il mio interesse per la comunicazione ha attraversato diverse fasi. Tutto è partito quindici anni fa con un primo blog realizzato per la mia squadra universitaria di calcio, probabilmente la prima all’epoca ad avere uno strumento simile. Successivamente ho imparato a utilizzare software come photoshop, precisamente la versione 2.0. In un’epoca nella quale tutto scorre alla velocità della luce parliamo di vere e proprie ere geologiche. All’inizio il mio interesse si estendeva a tutti campi della comunicazione, da quella scritta alla grafica. Col passare del tempo mi sono specializzato nei campi di cui mi occupo ora.

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Quali sono state le tappe che ti hanno portato a diventare un comunicatore professionista? 

Le tappe sono state diverse e variegate. Fra queste l’esperienza associativa nella TDM 2000, in cui ho avuto modo di confrontarmi addetti al settore, e la partecipazione a due programmi di mobilità giovanile internazionale: Erasmus per giovani imprenditori (azione  della commissione europea che consiste nell’affiancamento a un imprenditore affermato all’estero ndr) e il Servizio Volontario Europeo. Lì ho potuto ampliare le mie competenze professionali, in particolar modo nel campo del videoediting. Successivamente ho lavorato per aziende e web agency fino a che ho deciso di mettermi in proprio. Decisione che ho maturato dopo aver preso parte al master in promozione digitale dei servizi turistici dell’Istituto Europeo di Design. Gli inizi sono stati difficili ma ora sono contentissimo della mia scelta anche se non ho più tempo libero.

In un mondo nel quale tutto è comunicazione quanto è difficile affermarsi come professionisti del settore?

Moltissimo. La  concorrenza, di qualità e non, è enorme. I social media sono una giungla nella quali si è bombardati da pubblicità e messaggi d’ogni tipo, in gran parte spazzatura, e l’utente medio ne resta spesso frastornato. Paradossalmente, devo la mia crescita professionale al più tradizionale degli strumenti off line: il passa parola. Fin dall’inizio ho preferito impegnarmi per far si che i miei clienti parlassero bene del mio lavoro e, in tal modo, lo promuovessero.

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Esiste ancora la comunicazione al di fuori del web e del digitale?

Assolutamente si. Come dicevo, io ne sono una dimostrazione.

Nella comunicazione professionale prevalgono creatività e intuito o l’utilizzo tecnicamente avanzato di schemi e modelli?

Un po’ e un po’. Certamente lo studio preliminare di una metodologia o di un settore che stiamo per trattare è utile. Al contempo è importante essere sempre pronti a variare e affrontare situazioni impreviste. L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, ad esempio, scompagina inevitabilmente ogni piano di comunicazione pubblicitaria. Volendo rispondere in percentuali direi 40% estro 60% metodo.

Come si svolge la giornata tipo di un free lance del tuo settore?

Non esiste. Sei sempre in balia di imprevisti con un elemento imprescindibile: il tempo. Ci sono giornate in cui ti sembra di non aver fatto niente e in realtà hai fatto diecimila cose. Fondamentale quindi non perdere la testa e mantenere sempre il controllo delle cose. Io utilizzo il metodo del “pomodoro” che consiste nell’alternare trenta minuti di lavoro intenso, durante il quale non è ammesso alcun tipo di distrazione, a  cinque minuti di pausa. Lo impiego mediante un’app che mi dice quanto tempo dedico a ciascun progetto. Inoltre cerco di variare il più possibile il luogo di lavoro, dall’ufficio di un cliente a un pub silenzioso, restando il meno possibile a casa. Ciò mi aiuta a tenere separato l’ambito lavorativo da quello privato senza sentirmi in obbligo, per il solo fatto di lavorare a casa, di rispondere a una mail alle undici di notte.

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Qual è stata la maggiore soddisfazione che questo lavoro ti ha dato?

Le soddisfazioni sicuramente sono state tante. Se dovessi sceglierne una sarebbe forse la creazione di un sito web per un importante festival di musica classica che si svolge in Sardegna. Dopo averne pubblicato il link nel mio profilo linkedin ho ricevuto i complimenti di uno dei docenti del mio master.

Facciamo un piccolo gioco di previsioni. Quale sarà secondo te la più importante innovazione nella comunicazione di massa dei prossimi 2 o 3 anni?

È molto difficile sbilanciarsi. Questo è un mondo che corre e potrebbe davvero accadere di tutto. Ciò detto, riscontriamo un chiaro trend di crescita nella ricerca vocale destinato a proseguire nei prossimi anni.

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