La nuova uscita infelice della ministra Fabiana Dadone.

“Ci sono camerieri da 600 euro al mese con titoli di studio che ex ministri dell’Interno o sedicenti leader politici vedono solo nei loro sogni. E forse la radice dei problemi italiani è tutta qui”. Questa l’ultima ‘sparata’ della rappresentante delle Politiche giovanili dell’Esecutivo Draghi, Fabiana Dadone. Un intervento capace di rappresentare, in modo inequivocabile, il livello di qualità politica dell’attuale Governo nell’ambito della questione giovanile in Italia: un’azione, purtroppo, portata avanti in questi mesi attraverso slogan, attacchi grossolani e proposte spot, come il portale Giovani2030.it o le videoconferenze della ministra su Twitch.

Un tweet che ha scatenato la disapprovazione degli utenti della piattaforma social contro l’infelice uscita della grillina che segue l’ormai famosa immagine della ministra con i piedi nella scrivania: indubbiamente un altro gesto di altissimo livello istituzionale… un messaggio a mezzo social che oltre a suscitare l’indignazione del popolo della rete ha pure provocato un certo imbarazzo all’interno del Movimento 5 Stelle, nonché all’interno dello stesso Esecutivo Draghi, dove alcune caselle risultano essere occupate proprio da esponenti pentastellati senza laurea, come Luigi Di Maio, la cui biografia è ampiamente conosciuta dai cittadini/e italiani/e: diplomatosi presso il liceo classico Vittorio Imbriani di Pomigliano d’Arco nel 2004, s’iscrive successivamente all’Università degli Studi di Napoli Federico II, dapprima presso la Facoltà di Ingegneria informatica e in seguito presso quella di Giurisprudenza. Non completerà mai gli studi universitari, al fine, di dedicarsi al primo attivismo nel Movimento 5 Stelle. Un excursus studiorum ripreso con ironia dalla rete che parla di “spietata autocritica della Dadone. Duro attacco al M5S!”.

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Ma poi perché puntare il dito sui politici laureati o meno dal momento che la stessa Costituzione non prevede un determinato titolo di studio per poter accedere alla politica e rappresentare gli elettori in Parlamento. Secondo l’immaginario grillino, possono andare in Parlamento solo coloro che hanno una laurea o un dottorato? E’ forse vero che il ‘potere’ porta le persone piccole a diventare classisti come ricordato dalla famosa ‘legge dello sfigato’?

Il profilo professionale della ministra Fabiana Dadone

Una questione, la famosa ‘abolizione della povertà’ resa implicita all’interno del tweet, affrontata negli ultimi anni dal movimento 5 stelle con l’unica arma possibile di un partito senza idee e senza alcun costrutto: il reddito di cittadinanza. Non dovrebbe quindi sorprendere, con riferimento ai giovani camerieri laureati da 600 euro al mese, l’inconsistenza del tweet della ministra Dadone, rappresentante di un partito che ha fallito nel tentativo di migliorare il mercato del lavoro, di supportare l’inclusione dei giovani nella società e, in generale, di promuovere una visione d’insieme e di struttura per la questione giovanile in Italia.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Presidente del Consiglio Mario Draghi durante il giuramento dell'Onorevole Fabiana Dadone, alla quale sarà conferito l’incarico per le politiche giovanili (foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Presidente del Consiglio Mario Draghi durante il giuramento dell’Onorevole Fabiana Dadone, alla quale sarà conferito l’incarico per le politiche giovanili (foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Che dire, ancora e in riferimento ai politici senza laurea, dei rappresentanti della ‘democrazia diretta’ capaci di vincere una candidatura con qualche click? Può il Movimento 5 Stelle parlare di qualità alla luce di tale processo di selezione? Sul tema il popolo della rete ha ricordato causticamente che “la classe politica è piena di miracolati arrivati al potere senza avere la minima idea di che cosa sia un titolo di studio. Il merito e la conoscenza sono solo un miraggio. È bastato un click per vincere una poltrona in Parlamento”.

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Indubbiamente, per il bene dei giovani del Paese, se si evitasse di incentrare la dialettica politica su stupidaggini e ci si impuntasse di meno sulle questioni di lana caprina, forse si ritroverebbe quella lungimiranza per porre fine a iniziative spot, prive di alcun elemento di incisività per i giovani, come il poco innovativo portale Giovani2030.it, o il progetto Open Doors, il nuovo top di gamma nel quadro delle alzate d’ingegno della ministra Fabiana Dadone.

Sarebbe più auspicabile, per gli interessi dei giovani italiani, smettere con l’attribuzione delle deleghe alle politiche giovanili a esponenti politici senza una qualificata esperienza in materia di lavoro giovanile, educazione non formale, imprenditoria e mobilità internazionale, giusto per citarne alcuni, piuttosto che relegare uno dei ministeri più importanti (anche se il peso all’interno dell’Esecutivo dice il contrario) a vezzo della stravaganza del ministro di turno e alla promozione di programmi spot, con scarse dotazioni finanziarie e in assenza di un paradigma legislativo strutturale a supporto della gioventù del nostro Paese.

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