Covid-19: in Italia la ‘variante inglese’ all’88,1%, il 7,3% dei casi con quella ‘brasiliana’.

In Italia al 18 maggio scorso la prevalenza della cosiddetta ‘variante inglese’ (B.1.1.7) del virus Covid-19 era dell’88,1%, in calo rispetto al 91,6% del 15 aprile, con valori oscillanti tra le singole regioni tra il 40% e il 100%. Per quella ‘brasiliana’ (P.1) la prevalenza registrata era del 7,3% (0%-60%, mentre era il 4,5% nella scorsa survey), mentre le altre monitorate sono sotto l’1%, tranne la cosiddetta ‘variante indiana’ (B.1.167.1 e B.1.167.2) che è all’1%.

La stima viene dalla nuova indagine rapida condotta dall’Iss e dal Ministero della Salute insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler.

Per l’indagine è stato chiesto ai laboratori delle Regioni e Province autonome di selezionare dei sottocampioni di casi positivi e di sequenziare il genoma del virus. Il campione richiesto è stato scelto dalle Regioni/PPAA in maniera casuale fra i campioni positivi garantendo una certa rappresentatività geografica e se possibile per fasce di età diverse. In totale, hanno partecipato all’indagine le 21 Regioni/PPAA e complessivamente 116 laboratori.

LEGGI ANCHE:  Varianti Covid, Iss: "95,8% dei campioni positivi a Omicron".

Tra le principali riflessioni emerse dalla survey nel contesto italiano, mentre la variante B.1.1.7 è ancora predominante, particolare attenzione va riservata alla variante P.1, la cui prevalenza è in leggero aumento rispetto alla precedente indagine. La variante B.1.167.2 è stata identificata in 16 casi totali di cui diversi autoctoni.

Nell’attuale scenario europeo e nazionale, ancora, caratterizzato dalla circolazione di diverse varianti, è necessario continuare a monitorizzare con grande attenzione, in coerenza con le raccomandazioni nazionali ed internazionali e con le indicazioni ministeriali, la diffusione delle varianti stesse di Covid-19.