Medio Oriente: il ruolo dell’Europa dopo il cessate il fuoco.
Dopo 11 giorni di bombardamenti e l’inizio del cessate il fuoco tra Israele e Hamas, l’Unione è tornata a domandarsi sul proprio ruolo nel processo di stabilizzazione dell’area. Una riflessione che al momento, come ricordato dall’Alto rappresentante dell’UE, Josep Borrell, non vede un’unità di intenti tra i 27 Paesi UE.
“L’inizio del cessate il fuoco dovrebbe porre fine all’orribile ciclo di violenza al quale abbiamo assistito. Un conflitto che ha provocato oltre 200 morti a Gaza e in Cisgiordania, tra cui molte donne e bambini, e almeno 10 morti in Israele, oltre a migliaia di feriti. Bisogna costruire una vera pace tra israeliani e palestinesi”.
“In quanto Unione europea – ha proseguito l’Alto rappresentante – alla luce dei nostri storici ed estesi legami con Israele e Palestina dobbiamo allentare le tensioni. Lo scorso 18 maggio ho convocato una videoconferenza straordinaria dei ministri degli esteri dell’UE. Sebbene si siano presentate sfumature nelle posizioni degli Stati membri – e qualsiasi differenza tende ad attirare l’attenzione dei media – c’era un’ampia condivisione tra gli Stati membri. Abbiamo sottolineato la necessità di un accesso umanitario – spiega Borrell – condannando fermamente gli attacchi missilistici contro Israele da parte di Hamas e di altri gruppi terroristici; abbiamo riconosciuto il diritto di Israele all’autodifesa, pur avendo bisogno di rispettare la proporzionalità e il rispetto del diritto internazionale umanitario; ci siamo rammaricati per l’inaccettabile perdita di vite umane, soprattutto di donne e bambini; in linea con la posizione dell’Unione europea sugli insediamenti, abbiamo ricordato l’importanza di non procedere con gli sfratti a Sheikh Jarrah a Gerusalemme est; e infine abbiamo chiesto il rispetto dello status dei luoghi sacri e la garanzia del diritto al culto”.
“Tuttavia, il punto più importante di cui hanno discusso con i ministri è che non dobbiamo solo porre fine a questa ondata di violenza, perché alla fine la vera sicurezza per Israele e Palestina può venire solo attraverso una vera soluzione politica e negoziata. L’assenza di qualsiasi progresso verso la soluzione dei due Stati, che la comunità internazionale sostiene da tempo, è stata alla base dell’ultima ondata di violenza”.
“Abbiamo assistito ad anni di “negoziati per il processo di pace” che, tuttavia, non hanno risolto il conflitto, né fermato l’espansione degli insediamenti israeliani sul territorio palestinese che in pratica stanno minando la soluzione che la comunità internazionale appoggia. Esiste un’importante differenza tra una forma di sicurezza a breve termine fornita principalmente attraverso mezzi militari e tecnologici e una pace sostenibile, realizzata attraverso accordi politici. Come diceva Yitzhak Rabin ‘La pace si negozia con i nemici’. Questo – ha aggiunto l’Alto rappresentante – è il motivo per cui dobbiamo fare tutto il possibile per trovare quella stretta via politica: tornare a negoziati significativi per una soluzione a due Stati, sulla base dei parametri concordati a livello internazionale. È l’unico modo per garantire i diritti e la sicurezza di israeliani e palestinesi e porre fine all’isolamento di Gaza”.
“Quest’anno – ricorda Borrell – festeggeremo il trentesimo anniversario della conferenza di pace di Madrid che ha avviato il processo che ha portato agli accordi di Oslo. Sarà una buona occasione per “re-internazionalizzare” il conflitto israelo-palestinese. Dobbiamo dimostrare che gli scettici si sbagliano e impegnarci in modo molto concreto per contribuire a realizzare una soluzione negoziata. Non ci si può aspettare che l’UE finanzi ancora una volta la ricostruzione di Gaza senza alcuna prospettiva”.
“Farò tutto il possibile per cercare di riaprire lo spazio per i negoziati. Sono in contatto con i principali attori di Israele, Palestina, Egitto, Giordania, Stati Uniti. Questo vale anche per il Rappresentante speciale dell’UE Sven Koopmans, che presto si recherà nella regione. Allo stesso modo, stiamo lavorando per rilanciare il Quartetto del Medio Oriente (USA, ONU, Russia e UE). Ultimo ma non meno importante, dobbiamo cercare di costruire quanta più unità possibile tra gli Stati membri dell’UE”.
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