L’Intelligenza artificiale tra insidie e opportunità.

“Non avere una fibra ottica equivale, nell’epoca del Covid-19, a non mandare i figli a scuola”. Una realtà ricordata oggi da Maria Rosaria Taddeo, ricercatrice senior presso l’Oxford Internet Institute, nel corso del webinar “L’Intelligenza Artificiale in un’era digitale – costruire fiducia e promuovere innovazione”, promosso da Askanews e dalla rappresentanza del Parlamento europeo in Italia per fare il punto su una tecnologia sempre più pervasiva nella vita dei cittadini e approfondire, all’interno del più ampio quadro comunitario, la strategia del nostro Paese, a partire dai pilastri della ricerca, della formazione e dell’innovazione.

Intelligenza artificiale, come ricordato durante l’incontro di oggi, che rappresenta una priorità del Green Deal europeo e dell’azione di governo dei singoli Paesi, così come di molti piani nazionali per la ripresa e resilienza. In particolare, il Parlamento europeo ha istituito la commissione speciale sull’intelligenza artificiale in un’era digitale (AIDA) per analizzare l’impatto futuro sull’economia dell’UE, con particolare attenzione alle competenze, all’occupazione, all’istruzione, alla sanità, ai trasporti, all’ambiente, all’industria, all’e-government e agli approcci dei paesi terzi all’IA. Parlamento che ha già adottato delle proposte su come l’UE possa regolamentare l’IA, approvando delle linee guida per l’uso dell’IA in campo militare e civile, secondo un approccio “human-centred”. Un passo notevole verso la regolamentazione dell’IA che, come annunciato dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, vedrà a breve la presentazione di un quadro giuridico UE sull’IA, sulla base delle indicazioni contenute nel Libro bianco del 2020.

Incontro aperto da Paolo Mazzanti direttore di Askanews: “Oggi affrontiamo il tema dei temi perché sull’Intelligenza Artificiale si gioca il nostro futuro e non solo il futuro perché l’IA è già presente, come dimostra il nuovo servizio di robot taxi a guida autonoma che sarà inaugurato la settimana prossima a Pechino. L’IA – ha ricordato Mazzanti – può garantire la ripresa e migliorare la qualità di vita delle persone ma bisogna mantenere alta l’attenzione verso i rischi, come ricordato da Stephen Hawking, tra i primi a mettere in guardia dall’uso non coscienzioso dell’IA”.

Un argomento di grande rilevanza anche per Carlo Corazza, Direttore dell’Ufficio del Parlamento europeo in Italia: “Sul campo dell’IA l’Unione europea è molto forte, specialmente nel campo della robotica ma dobbiamo creare un sistema per attirare maggiori investimenti privati. La proposta della Commissione europea dello scorso 21 aprile indica risorse per investimenti pari a circa 20 miliardi l’anno, provenienti dal programma Horizon Europe, Europa Digitale, dal Next GenerationEU e da investimenti privati. Il mercato europeo è il primo al mondo e dobbiamo creare fiducia attorno all’Intelligenza Artificiale, difendendo contestualmente i diritti fondamentali dei cittadini. L’IA – ha proseguito Corazza – non deve essere vista come un rischio e bloccata da una legislazione troppo rigida, perciò la Commissione ha proposto una scala di rischi sulle applicazioni dell’IA”.

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Webinar che ha visto la partecipazione della Sottosegretaria al MiSE, Anna Ascani: “Abbiamo imparato che ogni mezzo secolo una nuova tecnologia cambia il quadro della società. Si deve immaginare un’applicazione sociale per l’IA ma tenendo a mente i rischi e intervenendo sul basso grado di competenze digitali nel nostro Paese. Ci siamo interrogati – chiosa Ascani – su quali competenze siano fondamentali per evitare i rischi e sfruttare le potenzialità dell’IA ma siamo sicuri che un approccio fondato sull’uomo potrà permetterci di cogliere le opportunità di questa tecnologia. Ieri – ha precisato la Sottosegretaria – è stato approvato il PNRR dal Consiglio dei Ministri e ora è il momento di sfruttare le risorse previste nel Pnrr per le nuove tecnologie emergenti. Ma , oltre alla ricerca, si dovranno stimolare le imprese per renderle più innovative e competitive. Spesso, nel nostro sistema, le PMI non hanno competenze approfondite ma dal PNRR può arrivare una spinta per colmare questo gap. Il nostro PNRR è molto ambizioso: vuole cambiare il modello di sviluppo e lasciare ai giovani un sistema Paese diverso rispetto al passato. Mai come in questo momento tutto è profondamente legato”.

Intervento seguito da Stefano Paleari, consigliere del ministro dell’Università e della Ricerca per il PNRR, dal quale è emersa l’entità degli investimenti del PNNR per la formazione, ricerca e trasferimento tecnologico: 11,73 miliardi dal Recovery and Resilience Facility, 0,93 in arrivo dal React-EU e 0,9 miliardi da fonti private, investiti principalmente per progetti di ricerca (6,4 miliardi), infrastrutture (1,5 miliardi), ed ecosistemi di innovazione (2,9 miliardi).

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“L’IA – ha ricordato Paleari – è un strumento potentissimo che può fare cose impensabili, includendo anche quelle pericolose. Tutte le tecnologie pervasive hanno una doppia anima, l’energia nucleare nata come fonte di energia alternativa ai combustibili fossili nel corso del tempo si è rivelata anche per la sua capacità di distruggere l’umanità. Alcuni Paesi hanno iper regolamentato lo sfruttamento dell’energia nucleare, altri, invece, sono intervenuti in maniera minore. Con l’IA si sta presentanto la stessa sfida. Una scommessa che vede la necessità di investire sul lavoro qualificato nell’ambito delle tecnologie emergenti nel nostro Paese. Ancora si deve investire nella qualità della formazione abilitando la comprensione e l’utilizzo degli strumenti digitali”.

Sugli aspetti internazionali della sfida dell’IA è poi intervenuto Andrea Renda del Centro europeo degli studi politici (CEPS): “Il PE ha iniziato a esprimersi sull’IA già 5 anni fa con una risoluzione del 2016 sulle norme di diritto civile nella robotica. Provvedimento che paventava l’idea che ai robot si potesse dare una identità giuridica, creando un aspro dibattito sul senso di responsabilità nell’uso dell’IA. Fu un primo passaggio, un piccolo peccato originale che ha poi lasciato spazio a una riflessione avveduta per lo sviluppo delle regole etiche per l’IA. Creare fiducia intorno all’IA – ha ricordato Renda – non significa che tutti debbano diventare esperti di informatica, come dimostra l’utilizzo quotidiano dei nostri elettrodomestici, come la lavatrice. Il legislatore deve creare le condizioni affinché si crei questa fiducia. Il Libro Bianco del 2020 rappresenta una proposta che evita molti errori, ma bisogna intervenire sul monitoraggio, che non deve essere svolto solo nella fase ex ante ma soprattutto quando l’IA è sul mercato e inizia a interagire con altre IA. I rischi dell’Intelligenza Artificiale si verificano infatti fuori dal laboratorio. Ancora – ha ricordato Andrea Renda – bisogna risolvere la questione della Governance. Serve un centro di regolamentazione e monitoraggio apposito per l’Intelligenza Artificiale nel nostro Paese”.

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Per il gruppo dei Non Iscritti è intervenuta l’eurodeputata Sabrina Pignedoli, che ha esortato a parlare dell’Intelligenza Artificiale in maniera non apocalittica o troppo entusiastica, ricordando che “l’UE deve basare la sua idea di investimento sulla qualità e diffondere piccoli hub in Italia, rendendo la formazione accessibile per tutti allo scopo di sviluppare l’IA e il suo uso nei territori”.

Sulla necessità di creare un maggiore coinvolgimento anche Maria Rosaria Taddeo: “La strategia europea richiede un equilibrio tra interessi contrastanti e c’è bisogno di un contesto dove non è solo il governatore che decide sull’IA ma tutti gli stakeholders interessati. La digitalizzazione di per sé non basta, va integrata con il rispetto dei valori italiani ed europei e con le esigenze del territorio, nonché procedere verso un processo di ristrutturazione delle infrastrutture. In Italia dobbiamo costruire le fondamenta della digitalizzazione come dimostrano i principali dati sul nostro Paese che dicono che siamo 28esimi su 28 nazioni europee per alfabetizzazione digitale, 22esimi su 28 per livello di digitalizzazione delle aziende. Anche in Italia – conclude Taddeo – abbiamo casi di successo ma servono infrastrutture e si devono armonizzare tre elementi fondamentali: la spinta all’innovazione, la comprensione del territorio e l’etica”.

Sulla questione della competitività, infine, è intervenuto Diego Ciulli Senior Manager Public Policy di Google Italia: “Negli ultimi 20 anni la competitività dell’Italia è crollata a causa della mancata crescita di produttività. L’IA oggi è essenzialmente una opportunità per aumentare la produttività, come dimostrato dal suo impiego in numerosi settori produttivi, come l’agricoltura, e dalla novità di essere disponibile per tutti. Una vera e propria democratizzazione della tecnologia che prima non c’era. Dobbiamo aiutare le imprese italiane a utilizzare questa opportunità e, grazie al PNRR, abbiamo una quantità di investimenti incredibile ma non bisogna pensare che basti dare soldi alle imprese per creare innovazione. La nostra priorità deve essere fare in modo che le risorse siano utilizzate da tutte le imprese”.