Dl 107, le filippiche dell’opposizione: “Dispendio di risorse e accentramento di potere nelle mani del Presidente Solinas”.
E’ iniziata – visti i tempi – la poco attesa discussione generale sul Disegno di legge 107 “Norme urgenti per il rilancio delle attività di impulso, coordinamento e attuazione degli interventi della Giunta regionale e di riorganizzazione della Presidenza della Regione”.
Seduta aperta, dopo le formalità di rito, dal capogruppo del m5s Michele Ciusa critico verso il provvedimento proposto dalla maggioranza, definito come un “testo riconducibile al presidente Solinas e ai suoi fedelissimi” e che “punta a riformare la Presidenza con l’obiettivo di accentrare il potere sul presidente e commissariando, di fatto, la Giunta regionale”. Intervento seguito dal giudizio della consigliera Desirè Manca, per la quale il Dl 107 appesantirà il bilancio regionale: “Questo disegno di legge è una vergogna perché destina ulteriori 6,5 milioni di euro per pagare i nominati del presidente della Regione e non per ristorare gli operatori economici che nella nostra Isola pagano le conseguenze della pandemia”.
Per i Progressisti è poi intervenuto Francesco Agus per evidenziare la mancata risposta nell’accesso agli atti, ai sensi dell’articolo 105 del regolamento, da parte dell’Ats in ordine all’andamento della campagna vaccinale.
Sul merito del Dl 107 è poi tornato il consigliere m5s Roberto Li Gioi: “Un inno alla bassa politica e al rapporto amicale e corporativo che riduce gli assessori a comparse e trasforma il Consiglio in passacarte”.
Critiche condivise da Piero Comandini del Partito Democratico: “Con lo Statuto del 1948 si voleva contrapporre la tensione ideale e politica del tempo, con il proposito di avvicinare la Regione ai cittadini e non moltiplicare le poltrone del sottogoverno. Proposta, il dl in discussione, che per l’esponente dem non fa intravedere “alcuna modifica strutturale all’interno della macchina amministrativa” mentre “è chiara la scelta di attribuire una funzione di controllo stringente alla presidenza della Regione, con conseguenti rischi per l’autonomia del nostro apparato amministrativo”.
Alessandro Solinas del gruppo M5S, ha definito, invece, la legge come “uno smacco ai giovani” ed ha lamentato “l’assenza di meritocrazia” denunciando la conseguente “mancanza di fiducia dei giovani nella politica sarda”. Norme, infine, che disegnano per il consigliere pentastellato “una piramide del potere con al vertice il presidente della Regione che come un sovrano controlla le scelte politiche e quelle amministrative”.
E’ poi intervenuta Maria Laura Orrù (Progressisti) che ha chiesto al Presidente Solinas il ritiro del disegno di legge 107, dati i suoi effetti sulla tenuta democratica dello stesso Consiglio regionale, rimarcando, nel contempo “l’esagerato dispendio di risorse per un provvedimento che non è una priorità né della politica, né dei cittadini sardi. Il Dl – ha aggiunto Maria Laura Orrù – aumenta il distacco tra la Giunta e il Consiglio regionale e prevede, tra le altre, l’istituzione di un comitato per la legislazione alle dipendenze della presidenza della Regione”.
Un disegno che piace poco anche alla collega di gruppo Laura Caddeo: “Una legge immorale perché chi la sostiene viene meno al patto di rappresentare gli interessi dei cittadini sardi. Vengono – chiosa la consigliera progressista – sottratti sei milioni e mezzo di euro mentre i risultati attesi dall’approvazione del disegno di legge 107 possono definirsi irrilevanti in quanto non miglioreranno l’efficacia dell’amministrazione regionale”.
Ha preso poi la parola Valter Piscedda (Pd): “Voi – rivolgendosi alla maggioranza in Aula – parlate di riorganizzazione delle funzioni macro amministrative e state modificando le leggi convinti che mettendo in mano le cose a qualche yesmen esse funzioneranno meglio. Vi siete centuplicati le nomine nelle Asl e ancora non avete lasciato i commissari. La barca affonda e voi state a qui a fare questo tipo di leggi. Ritiratela e fate meglio”.
Più figurativo l’intervento del compagno di partito Roberto Deriu che ha definito il Dl 107 come “una legge partorita da una montagna di discorsi” aggiungendo che “rode il rapporto di fiducia tra cittadini e politica e dentro la burocrazia” e ricordando che “bastava invece un solo articolo, l’articolo 7 e il solo comma 4. Invece questa legge contiene numerosi meccanismi di moltiplicazione, come quelli del comma 7 dell’articolo 7 e dell’articolo 3. E’ una legge fuori tempo. Dopo i primi sei mesi è inutile tentare riforme di struttura. Volete tirare quattro paghe per il lesso di fine mandato, questa riforma nasce con i tromboni e finirà con gli sghignazzi”.
Sempre per il Partito Democratico è intervenuto il consigliere Salvatore Corrias: “Questa riforma non è né indispensabile né complessa, come dite voi. Ma cosa vi è venuto in mente di fare una legge del genere in un momento così difficile per le imprese ma anche per la struttura amministrativa della Regione? Preoccupatevi di usare meglio i soldi e di attivare nuovi concorsi pubblici anche per i dirigenti”.
A difendere le posizioni della maggioranza il relatore Stefano Tunis del gruppo Misto: “Qui, al di là della necessaria retorica, non sono in discussione principi condivisi come reclutamento, concorsi e meritocrazia perché la riforma non aumenta la struttura della Regione ma interviene sulla governance, fa un altro ‘mestiere’, eliminando alla radice il sospetto di ‘scorciatoie’ per dilatare a dismisura il numero dei dipendenti regionali. Si parla di altro – ha affermato Tunis -, ovvero su come rendere efficiente la struttura amministrativa che oggettivamente richiede profondi interventi, perché oggi, ad esempio, nessun direttore generale ha il compito di coordinare le altre direzioni, un problema che nella legislatura precedente cercò di risolvere l’assessore Demuro istituendo la conferenza dei direttori generali che però non si è mai riunita”.
“Le nuove strutture – ha ricordato Tunis – avranno il compito di ‘aggredire’ una forma della Regione obsoleta che risale ad un periodo in cui non c’era l’elezione diretta, un cambiamento che invece richiede non solo un riequilibrio dei poteri ma, soprattutto, la disponibilità di tutti gli strumenti per attuare concretamente l’azione di governo”.
Intervento conclusosi sulla difesa dell’opportunità finanziaria del Dl: “Quanto ai costi è l’inefficienza che costa moltissimo soprattutto mentre ci prepariamo ad un programma complesso come il Recovery, per cui occorre superare i toni della polemica ed entrare davvero nel merito”.