Unità d’Italia, Dario Franceschini: “160 anni nel nome di Dante”.

“La celebrazione dei seicento anni dalla nascita di Dante Alighieri fu la prima, vera grande ricorrenza unitaria: nel 1865, ad appena quattro anni di distanza dalla proclamazione del Regno d’Italia, sorsero ovunque monumenti dedicati al Sommo Poeta. Dante, dopo secoli di dimenticanza, fu immediatamente sentito come un potente simbolo identitario e come tale fu ricordato. Oggi, a 160 anni dall’Unità d’Italia, celebriamo i settecento anni dalla morte di Dante, nel nome dell’universalità della sua prosa e dei suoi versi che sono tradotti, amati e celebrati con tante iniziative in tutto il mondo: Dante è l’unità del Paese, Dante è la lingua italiana, Dante è l’idea stessa di Italia”. 

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Così il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, intervenendo alle celebrazioni per la ricorrenza dei 160 anni dall’Unità d’Italia organizzate dal Museo nazionale del Risorgimento di Torino. 

“Oggi va in primo luogo riconosciuto il lavoro importante fatto dal Museo del Risorgimento di Torino. Dopo la riapertura con il Presidente Napolitano nel 2011, il museo si è innovato fino a divenire quello che devono diventare i musei italiani di questo tempo: non soltanto un luogo in cui conservare la memoria, ma anche un centro in cui fare attività culturale, ricerca e formazione. Mai come in questo periodo abbiamo capito che cos’è l’Italia senza i cinema, i teatri e i musei aperti. È davvero importante che, quando questa emergenza finirà, ci sia un nuovo rinascimento della cultura, in cui i musei devono fare una grande parte. Questi 160 anni, inoltre, coincidono con un altro importantissimo anniversario, i settecento anni dalla morte di Dante. L’idea d’Italia è nata prima di lui, ma egli l’ha fatta diventare patrimonio nazionale. Non a caso, nel 1865, dopo appena quattro anni dall’Unità d’Italia, il primo grande momento di celebrazione fu l’anniversario della nascita di Dante. La comunità nazionale si riunì attorno alla grande figura del Sommo Poeta, che possiamo veramente definire il padre della patria. Ci aspettano ancora delle settimane complicate, ma il ruolo della cultura è veramente importante per la rinascita che ci attende. Dovremo rimboccarci le maniche, come hanno fatto i nostri padri e i nostri nonni nel dopoguerra, dimostrando una grande capacità di ripartenza. E la cultura deve essere il motore di questa ripartenza”.

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