Insularità nell’UE, Ignazio Corrao: “Rappresentare le esigenze comuni delle Isole”.
È ampiamente conosciuto il divario prodotto dall’insularità nelle varie aree dell’Unione europea. Un gap definito da alcuni come una vera e propria tassa aggiuntiva per i cittadini isolani, gli islanders, uno dei segmenti più vulnerabili della popolazione UE. Una realtà più marcata, fatte le giuste eccezioni, nelle isole del Mediterraneo, dove, come nel caso della Sardegna, dietro l’espressione di insularità si celano questioni di disagio più profonde, come la “questione sarda”, mai sostanzialmente risolta, come confermato dalla improvvida produzione normativa a supporto della coesione territoriale delle aree insulari.
On. Corrao, recentemente la commissione insularità del Consiglio regionale della Sardegna ha proposto l’istituzione di una Macroregione del Mediterraneo. Dal suo punto di vista è auspicabile la realizzazione di un altro corpo intermedio dedicato alle aree insulari UE del Mediterraneo?
Direi di si, tenga conto che esiste da ben 3 legislature un intergruppo al Parlamento Europeo che si occupa del tema Insularità che conta altre 100 eurodeputati e la presenza di tutti i gruppi politici. Insieme ai colleghi durante i vari incontri con i commissari europei, abbiamo rappresentato l’esigenza di rappresentare le esigenze comuni delle Isole, questo con il fine di dare maggiore forza sia a livello europeo e nazionale. La necessità di misure ad hoc per le isole del Mediterraneo è sacrosanta. Parlare di insularità significa ‘Togliere gli svantaggi e non avere Vantaggi’ “.
Ci sono state delle interlocuzioni recenti con gli esponenti del Consiglio regionale della Sardegna sul tema dell’istituzione della Macroregione del Mediterraneo e, ancora, sul riconoscimento del principio di insularità in Costituzione?
Si, il 19 Maggio del 2020 sono stato invitato, assieme ad altri Europarlamentari, a partecipare ad un tavolo Tecnico della Commissione Insularità della Sardegna istituita il 24 settembre 2019; tavolo a cui ho partecipato con la presenza dell’On. Francesca Donato, dell’On. Pietro Bartolo oltre agli Onorevoli Consiglieri Regionali componenti della Commissione.
Proprio in quella occasione si è parlato degli strumenti legislativi europei e delle difficoltà emerse nel corso degli anni per il quale ho rimarcando, non solo io, la necessità di attivare un’azione politica trasversale forte che tenda a ‘rimuovere i paletti‘ che ostacolano il riconoscimento dell’insularità, non solo per la Sardegna e la Sicilia ma per le isole del Mediterraneo, da li è nata la proposta di un allargamento della discussione affinché si creino i presupposti di una condizione di insularità per le “Isole del Mediterraneo”.
Le criticità delle isole del Mediterraneo derivano dalla discontinuità territoriale rispetto all’Europa ed in particolare le isole non comprese tra le ultraperiferiche, come la Sardegna, hanno diritto a veder riconosciuto il loro svantaggio che logicamente non riguarda solo le distanze ma qualcosa di più profondo legato a differenti condizioni storiche di partenza.
Quali misure si stanno discutendo al Parlamento europeo per il superamento del gap prodotto dall’insularità nei diversi Paesi UE?
L’Europa ha trattato da tempo questa tematica ed in particolare l’art. 170 del TFUE, cita:”(…) l’Unione mira a favorire l’interconnessione e l’interoperabilità delle reti nazionali, nonché l’accesso a tali reti. Essa tiene conto in particolare della necessità di collegare alle regioni centrali dell’Unione le regioni insulari, quelle prive di sbocchi al mare e quelle periferiche”;
Ancora l’art. 174 del TFUE: prevede che l’Unione Europea riservi ”un’attenzione particolare alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni insulari”; ed ancora nell’art.175 del TFUE è prevista “l’elaborazione e l’attuazione delle politiche e delle azioni dell’Unione, nonché l’attuazione del mercato interno tengono conto degli obiettivi dell’articolo 174 TFUE e concorrono alla loro realizzazione.”.
Nella Risoluzione del 4 Febbraio 2016 relativa alla condizione d’insularità [(2015/3014_RSP)], il Parlamento Europeo ha esortato la Commissione Europea ad indicare le misure per dare concreta attuazione all’articolo 174, paragrafo 3, TFUE “… per superare gli svantaggi permanenti delle regioni insulari che ostacolano il loro sviluppo e impediscono loro di conseguire la coesione economica, sociale e territoriale.”.
Da questi punti ci si sta attivando affinché la discussione arrivi al riconoscimento della Macroregione delle Isole del Mediterraneo.
Dal suo punto di vista, da residente in un’isola, quali politiche andrebbero adottate dalla Commissione, Parlamento e Consiglio europeo, per correggere lo squilibrio economico e sociale delle aree insulari dell’Unione europea?
Sicuramente penso alle politiche di coesione, il riconoscimento delle ZES e un sistema sostenibile, efficiente e accessibile di trasporto di persone e merci. La crisi provocata dalla Covid-19 ha messo in luce la particolare vulnerabilità dei territori insulari, in particolare il settore turistico e l’indotto a esso collegato.
Teniamo in considerazione però che nei prossimi anni si avranno risorse straordinarie come quelle del Recovery Fund ed è proprio ora il tempo di proporre progetti di visione di una nuova Europa e in particolare delle isole del Mediterraneo.
All’interno dell’Unione qual è il Paese più sensibile alla qualità di vita dei cosiddetti ‘islanders’? Esistono delle buone pratiche a livello europeo adottate dai Paesi membri?
Se penso alle isole, penso che siano il punto ideale di partenza per l’applicazione di nuovi progetti di visione per gli obiettivi del Green Deal europeo, non ultimo è proprio di quest’anno il riconoscimento, della Segreteria per l’energia pulita delle isole dell’Unione europea, all’isola di Pantelleria che è stata inserita nella lista delle migliori dieci isole energeticamente sostenibili dell’Unione europea. L’isola siciliana è stata premiata per i suoi sforzi nell’attuare programmi di sostenibilità ambientale, efficienza energetica e transizione verso fonti pulite.
È da questi buoni esempi che deve nascere lo scambio di informazioni e la condivisione di buone pratiche con tutti i partner mediterranei affinché si lavori per raggiungere obbiettivi comuni che tengano conto delle caratteristiche e delle vulnerabilità specifiche dei territori insulari del bacino mediterraneo.