Vertenza ARAS. Le opposizioni chiedono di bandire i concorsi per i 230 lavoratori in scadenza di contratto.
Oggi, le forze d’opposizione in Consiglio regionale hanno presentato una mozione (primo firmatario Gianfranco Satta) per richiamare l’attenzione della Giunta regionale sulla vertenza ARAS e accelerare la prosecuzione dell’iter avviato da Laore nel 2019 per l’espletamento del bando di concorso per titoli riservato al personale dell’Associazione Regionale Allevatori della Sardegna, così da garantire la continuità dei programmi e il supporto alle attività produttive del settore primario nell’Isola.
Una corsa contro il tempo per scongiurare il licenziamento dei circa 230 dipendenti dell’ARAS per Gianfranco Satta: “Non vogliamo essere complici dell’immobilismo della Giunta su una vicenda, come quella dell’Aras, che deve essere sbloccata subito: per questo chiediamo un dibattito urgente in Consiglio. Siamo convinti – ha aggiunto l’esponente dei Progressisti – che il quadro giuridico lo consenta perché è vero che c’è un ricorso pendente ma il Tar non ha concesso la sospensiva. Ancora la legge regionale del 2018, che prevedeva il passaggio dei lavoratori a Laore, non è stata impugnata ed è quindi pienamente in vigore”.
Lassismo che potrebbe portare alla dispersione del capitale umano per Satta: “La Giunta rischia di distruggere un patrimonio di risorse umane e interrompere una buona pratica regionale: ricordo che l’Aras lavora circa 200.000 tamponi l’anno in 10.000 allevamenti sardi, producendo entrate per circa 1 milione, ed è impegnata nell’attuazione delle misure europee sul benessere animale che valgono oltre 40 milioni”.
Dello stesso parere il consigliere Dem, Gianfranco Ganau, per il quale il processo di liquidazione dell’ARAS non può che portare ad un impoverimento dell’agricoltura sarda: “La situazione è molto preoccupante anche perché il commissario liquidatore di ARAS sta procedendo alla vendita delle attrezzature di laboratorio per cui, di fatto, ci stiamo avvicinando pericolosamente al blocco di ogni attività. A nostro giudizio perciò bisogna intervenire immediatamente con una proroga e pubblicare subito i bandi di concorso, come previsto dalla legge regionale del 2018”.
Un cul de sac incomprensibile per Eugenio Lai di Leu, alla luce delle intese con i Ministeri interessati e vista l’approvazione all’unanimità, nel corso della precedente Legislatura, della legge sul trasferimento dei lavoratori dall’ARAS a LAORE: “Questa vertenza esprime nuovamente la mancanza di attenzione del centrodestra verso il mondo del lavoro. Forestas, ARAS e le altre ‘partite’ nell’isola ne sono un candido esempio. Chiediamo di proseguire l’iter concorsuale attivato dall’Agenzia Laore nel 2019 e di porre fine all’ennesima inadempienza di questa Giunta nei confronti nel mondo del lavoro che, nello specifico, avrà un impatto devastante sull’occupazione altamente qualificata come quella rappresentata dall’ARAS e sullo stesso futuro dell’agricoltura sarda, già pesantemente colpita dalla decurtazione del 14% delle indennità compensative”.
Più ‘velenosa’ la dichiarazione del consigliere del M5S Roberto Li Gioi, per il quale, il ‘non luogo a procedere’ sulla vertenza sarebbe motivato dall’esigenza di non stravolgere equilibri sindacali: “Il ricorso al Tar è una scusa per non decidere sul tema. La maggioranza non vuole recidere il cordone tra una certa parte del mondo sindacale e una ben definita parte politica. Il passaggio dei lavoratori di ARAS a LAORE, infatti, provocherebbe uno stravolgimento degli attuali equilibri sindacali”.
A chiudere gli interventi il consigliere dei Progressisti Massimo Zedda, per il quale “la vicenda ARAS è stata a dir poco sottovalutata ma il problema più grave è che tutta l’agricoltura sarda appare senza un governo e senza una strategia per il futuro, in mano a persone interessate esclusivamente a costruire nei territori agricoli e stravolgere, così, le caratteristiche dei territori. Una incapacità – ha proseguito l’esponente dei Progressisti -, che appare però sempre più funzionale alla volontà di smantellare pezzo per pezzo il sistema pubblico, dall’agricoltura alla sanità al servizio idrico, per aprire la strada ad una massiccia esternalizzazione verso i privati”.
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