Nuovo patto sull’immigrazione: le reazioni degli eurodeputati.
Il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo proposto dalla Commissione, che sostituirà l’attuale regolamento di Dublino, è stato discusso dai membri della commissione parlamentare Libertà civili. Un patto che nelle intenzioni della Commissione von der Leyen dovrebbe migliorare le procedure vigenti e assicurare maggiore responsabilità e solidarietà nell’Unione europea.
Tuttavia, la proposta ha suscitato una risposta tiepida da parte dei deputati, che si domandano se il Patto porterà veramente un cambiamento nella gestione del fenomeno migratorio.
Durante il dibattito con il vice-presidente della Commissione Margaritis Schinas e la commissaria per gli Affari interni Ylva Johansson, i deputati hanno chiesto informazioni su come verrà applicato il Patto. Alcuni esponenti dell’Europarlamento, infatti, considerano l’iniziativa un passo avanti per venire in aiuto ai Paesi più toccati, mentre altri considerano che sia l’unica via per uscire dalla situazione attuale.
I deputati nel corso della discussione hanno rimarcato l’importanza di prevenire altri disastri umanitari, come gli incendi divampati nel campo profughi di Moria e di tutelare i diritti fondamentali durante le nuove procedure di controllo alla frontiera. Molto deputati si rammaricano del fatto che il principio dell’attuale sistema di Dublino – che chiede che il Paese di entrata sia responsabile della gestione delle richiese di asilo – resti nella nuova proposta, perché questo rischia di svantaggiare i Paesi alle frontiere dell’UE.
La proposta della Commissione, per gli eurodeputati, non stabilisce quote obbligatorie di ricollocamento, che erano state giudicate controverse nella proposta precedente. I Paesi UE possono scegliere di accettare il ricollocamento o assumersi la responsabilità del rimpatrio delle persone senza diritto di soggiorno. I deputati a questo proposito sono preoccupati che la misura inviti i gli Stati membri a scegliere di pagare il rimpatrio degli irregolari invece di scegliere il ricollocamento degli aventi diritto. Hanno inoltre chiesto come verrebbero applicate le regole e la cooperazione con i Paesi terzi.
Alcuni deputati hanno chiesto il ricollocamento dei rifugiati, mentre altri hanno chiesto più fermezza contro gli arrivi irregolari.
Tra i pilastri della proposta della Commissione, come risaputo, sono previste procedure integrate di frontiera che prevedono accertamenti sui migranti, come i controlli sanitari, il rilevamento delle impronte e la registrazione nella banca dati Eurodac all’ingresso, per tutte le persone che attraversano le frontiere esterne dell’UE senza autorizzazione o che sono sbarcate in seguito a un’operazione di soccorso.
Ancora il nuovo patto per l’immigrazione prevede una procedura per la richiesta di asilo alla frontiera più veloce e un meccanismo di monitoraggio indipendente per assicurare il rispetto dei diritti umani.
Nel nuovo quadro proposto dalla Commissione gli Stati membri potranno scegliere fra contributi flessibili, come la ricollocazione dei richiedenti asilo dal Paese di primo ingresso, l’assunzione della responsabilità del rimpatrio delle persone senza diritto di soggiorno, fino a varie forme di sostegno operativo.
Nei periodi di maggiore pressione per alcuni stati membri, tutti i Paesi UE saranno legalmente obbligati a contribuire in base a PIL e popolazione, sia che si tratti di sbarchi, operazioni di ricerca in mare o altre situazioni di crisi.
L’UE, nell’ambito della proposta della Commissione, cercherà di promuovere partenariati su misura e reciprocamente vantaggiosi con i paesi terzi, per contrastare problemi come il traffico di esseri umani e costruire delle vie legali per l’immigrazione.
Il Patto prevede, ancora, un quadro giuridico più efficace, un ruolo più incisivo della Guardia di frontiera e costiera europea e un coordinamento UE per i rimpatri con una rete di rappresentanti nazionali in tutta l’UE.