PE. I candidati al Premio Sacharov per la libertà di pensiero 2019.

Il Parlamento europeo onora ogni anno individui e organizzazioni che nel mondo si distinguono per la difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali, attraverso il Premio Sacharov.
Le candidature, presentate dai gruppi politici e da gruppi di almeno 40 deputati, per il 2019 hanno indicato una lista di personalità che si sono distinte per l’attivismo politico e la libertà di pensiero. Quest’anno l’Europarlamento attribuirà il premio tra una rosa di candidati che prevede il russo Alexei Navalny, espresso dal PPE, i brasiliani Marielle Franco, Claudelice Silva dos Santos, Jean Wyllys e Chief Raoni, indicati dal gruppo S&D, GUE e Verdi, le Keniane Stacy Owino, Cynthia Otieno, Purity Achieng, Mascrine Atieno, Ivy Akinky, selezionate dall’ECR e, infine, l’economista uiguro Ilham Tohti, indicato da Renew Europe.   

Dopo l’indicazione delle candidature da parte dei gruppi del Parlamento europeo, ora spetta alle commissioni Affari esteri, Diritti umani e Sviluppo votare i tre candidati finali sulla base delle proposte. La Conferenza dei presidenti, cioè il Presidente del Parlamento europeo e i leader dei gruppi politici, sceglierà poi il vincitore e lo annuncerà il 24 ottobre. Il premio verrà consegnato durante una cerimonia ufficiale il 18 dicembre a Strasburgo.

Chi sono gli aspiranti candidati che succederanno a Oleg Sentsov, vincitore del Premio Sacharov 2018?

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Alexei Navalny è un avvocato e un attivista politico russo. Nel 2011 è stato arrestato per la prima volta per aver partecipato a una manifestazione fuori dalla Duma, il Parlamento russo. Alle elezioni a sindaco di Mosca è arrivato secondo. Nel 2017 ha pubblicato una relazione sulla corruzione politica criticando Putin e i suoi alleati politici. La relazione ha scatenato proteste anti-corruzione in tutto il paese, in seguito alle quali più di 1000 dimostranti sono stati arrestati, incluso Navalny. Le autorità russe hanno anche impedito a Navalny di presentarsi alle elezioni presidenziali del 2018. Navalny è stato di nuovo arrestato tre volte nel 2018 e 2019 per aver violato le leggi russe sulla protesta, estremamente restrittive.

Marielle Franco era un’attivista politica e combattente per i diritti umani in Brasile. Franco è stata brutalmente assassinata a marzo 2018. Franco, una donna nera bisessuale nata in una favela, ha lottato per la difesa dei diritti umani dei giovani neri brasiliani, delle donne e delle persone LGBTI. Franco denunciò ripetutamente le violenze da parte della polizia e delle forze di sicurezza, che arrivano a commettere esecuzioni extra-giudiziali e altre gravi violazioni dei diritti umani. Il caso del suo omicidio è tutt’ora aperto.

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Claudelice Silva dos SantosClaudelice Silva dos Santos è un’attivista brasiliana che lotta per la difesa dell’ambiente e dei diritti umani. Suo fratello e sua cognata sono stati uccisi per il loro attivismo contro la deforestazione in Amazzonia. Si batte contro il disboscamento illegale e le miniere di carbone dannose per l’ambiente nella regione di Praia-Alta Piranheira.

Chief Raoni è un’altra figura emblematica della lotta contro la deforestazione in Amazzonia. Raoni è uno dei capi del popolo Kayapo che vive nel cuore dell’Amazzonia e ha dedicato la propria vita alla lotta per i diritti delle popolazioni indigene e per la protezione dell’Amazzonia. Ilham Tohti è un economista uiguro che lotta per i diritti della minoranza uigura in Cina. Tohti è un sostenitore del dialogo e delle leggi sull’autonomia regionale in Cina. Nel 2014 è stato condannato all’ergastolo per accuse di separatismo. Anche dalla prigione resta una voce moderata della riconciliazione. Dal 2017 più di un milione di uiguri sono stati detenuti in una rete di campi di prigionia.

Jean Wyllys è un attivista per i diritti umani, giornalista, insegnante e politico brasiliano. Nel 2010 è stato il primo attivista gay ad essere eletto al Congresso, il parlamento brasiliano. Durante i suoi due mandati da deputato del PSOL ha proposto leggi su matrimonio civile legalizzazione dell’aborto, regolamentazione del lavoro sessuale, identità di genere, diritto alla nascita in condizioni dignitose, legalizzazione della cannabis e scuole libere dai pregiudizi. Nel 2019 è stato rieletto ma non ha occupato il proprio seggio: ha dovuto lasciare il Brasile a causa di serie minacce di morte. Vive in Europa e viaggia per il mondo per denunciare le violazioni dei diritti umani in Brasile e la politica regressiva del governo di destra di Jair Bolsonaro.

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The Restorers sono cinque studentesse keniane – Stacy Owino, Cynthia Otieno, Purity Achieng, Mascrine Atieno, Ivy Akinky – che hanno sviluppato una app, i-Cut, per venire in aiuto alle ragazze vittime di mutilazione genitale. Con la app le ragazze possono cercare aiuto, trovare un centro di accoglienza e denunciare il crimine alle autorità. La mutilazione genitale femminile è riconosciuta a livello internazionale come una violazione dei diritti umani. Ogni anno più di tre milioni di ragazze e bambine sono a rischio. Più di 200 milioni di donne oggi nel mondo vivono con le conseguenze della mutilazione genitale.

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