La risposta dell’Ambasciatore alla Comunità Armena in Italia.

Gli attriti tra Nazioni non si combattono soltanto sul terreno militare ma anche, se non soprattutto, a livello di “dialettica” nazionale e internazionale, come nel caso del conflitto tra Armenia e Azerbaigian. Recentemente la Comunità Armena in Italia ha risposto, con una missiva, alle recenti dichiarazioni dell’Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian in Italia, Mammad Ahmadzada, sulla recente recrudescenza delle ostilità tra i due Paesi.

Mercati di Traiano illuminati con la bandiera dell'Azerbaigian
Mercati di Traiano illuminati con la bandiera dell’Azerbaigian
Ambasciatore Mammad Ahmadzada
Ambasciatore Mammad Ahmadzada

Oggi, l’Ambasciatore Ahmadzada è ritornato sulla questione, puntualizzando che “il Consiglio per la comunità armena di Roma non ha potuto trovare argomenti per negare la natura aggressiva dell’Armenia e si è concentrato sull’abituale e banale campagna diffamatoria contro l’Azerbaigian, che non ha nulla a che fare con il conflitto”. Un tentativo di nascondere le proprie responsabilità per il rappresentante azero in Italia: “Ciò da un lato è un tentativo fallito di coprire l’aggressione militare dell’Armenia contro l’Azerbaigian, e d’altra parte, è un’ammissione del fatto che l’Armenia sia un aggressore e l’Azerbaigian sia una vittima”.
 
La replica dell’Ambasciatore è proseguita, successivamente, sulle questioni di politica interna del Paese armeno: “Suggerisco al Consiglio per la comunità armena di Roma di concentrarsi sui deplorevoli processi politici interni in Armenia durante gli anni dell’indipendenza, piuttosto che su una campagna diffamatoria contro l’Azerbaigian. Il periodo sotto la guida del primo presidente dell’Armenia è stato segnato dall’aggressione militare dell’Armenia contro l’Azerbaigian, dall’uccisione di migliaia di persone, da crimini di guerra e contro l’umanità, e dal fatto che la regione ha dovuto affrontare una delle più gravi crisi politiche e demografiche della storia contemporanea. Rendendosi conto che questa situazione stava portando l’Armenia in una profonda crisi e comprendendo che la soluzione sarebbe passata solo dalla pace con l’Azerbaigian, il primo presidente è stato rovesciato da una giunta militare-criminale. La giunta militare-criminale guidata dal secondo e dal terzo presidente dell’Armenia – ha aggiunto Mammad Ahmadzada -, le cui mani erano bagnate del sangue dei civili azerbaigiani durante l’aggressione militare contro l’Azerbaigian, ha portato il Paese a un fallimento come stato, durante i suoi 20 anni di permanenza al potere. In una situazione così drammatica, sfruttando il malcontento e le proteste del popolo e usurpando il potere, l’attuale primo ministro ha installato una dittatura rivoluzionaria nel Paese. Non è più un segreto che le aspettative democratiche del popolo armeno siano state completamente deluse. Il nome dell’attuale primo ministro, che in breve tempo ha dichiarato guerra a tutti gli oppositori politici, alla magistratura, ai media indipendenti e alle organizzazioni non governative, è legato a varie macchinazioni e crimini finanziari ed economici. E l’obiettivo del regime di Erevan, nell’ultima avventura militare contro l’Azerbaigian del 12 luglio, era volto a distogliere l’attenzione da questa deplorevole crisi politica interna”.
 
Un affondo che prosegue con una nota di contrarietà verso le organizzazioni delle comunità armene sparse nel mondo: “L’obiettivo di una diaspora che vive all’estero dovrebbe essere lo sviluppo e la prosperità della propria patria, ma dalla parte armena è perseguito esattamente l’opposto. Incapaci di valutare adeguatamente i processi nella regione in cui ci troviamo, le organizzazioni armene all’estero, con le loro azioni dannose, hanno trasformato l’Armenia in ostaggio delle proprie ambizioni personali. Se la diaspora armena pensasse davvero al futuro del popolo armeno e volesse vedere l’Armenia come un Paese stabile, sviluppato e prospero, dovrebbe innanzi tutto invitare l’Armenia a normalizzare le relazioni con i suoi vicini. Perché il futuro dell’Armenia, che non ha risorse interne, dipende dalle buone relazioni con tutti i suoi vicini, in particolare con l’Azerbaigian, e per questo, l’Armenia deve prima ritirare le sue forze armate dai territori occupati dell’Azerbaigian. La comunità armena all’estero deve capire che inviare di tanto in tanto donazioni finanziarie in Armenia non significa amarla. Né queste donazioni finanziarie, né la copertura degli errori dell’Armenia con una campagna diffamatoria contro l’Azerbaigian, risolveranno i problemi dell’Armenia. Il fatto che l’Armenia rimanga oggi un paese povero e stia annegando in una grave crisi politica, economica e sociale, è direttamente dovuto alla sua aggressione militare contro l’Azerbaigian. Indipendentemente da chi è al potere, la situazione in Armenia peggiorerà, se questa politica non cambierà”.

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